Non ne abbiamo mai fatto mistero: se il Bari oggi è lì (vivo e vegeto) che scorrazza e se la gioca con tutte le big della serie B, grandi meriti vanno fatti a chi, senza un euro e con immensa fatica, ha costruito questa squadra mattoncino dopo mattoncino. E poco importa se tra i tifosi c'è ancora chi, con un pizzico di ingenerosità, continua a criticarlo: Guido Angelozzi, diesse catanese ormai barese, si gode il momento senza orgoglio e senza rivincite. Lui ha Bari nel cuore, e il lavoro consumato in questi anni (e svolto con la preziosa collaborazione di un altro instancabile lavoratore di questa società, ovvero il segretario factotum Piero Doronzo), ne è la prova più netta e evidente.

"Sono contentissimo - confida Angelozzi a La Gazzetta dello Sport - Perché i risultati stanno pre­miando un gruppo straordina­ rio e perché la città si è inna­morata di ragazzi che danno l’anima. Merito agli allenatori, a tutto lo staff tecnico. Gente che ha la cultura del lavoro, cura ogni minimo dettaglio".

Alberti e Zavettieri, scommessa vinta. Oggi tutti applaudono l'operato dei due tecnici, ma a credere davvero sulle loro capacità ad inizio stagione era solo lui, Angelozzi appunto: "A Lecce, Roberto era il mio braccio destro. Andava in giro per il mondo a osservare cal­ciatori. È un manager, un uo­mo di calcio a 360 gradi. Ha fatto il calciatore, il dirigente, il responsabile del settore gio­vanile. Si completa con Nun­zio Zavettieri. Lui ha sempre fatto il tecnico. L’ho conosciuto anni fa, quan­do allenava gli Allievi dell’In­ter. Mi segnalò un ragazzo, di­cendomi che sarebbe arrivato presto in serie A. Era Santon. Lavorava in Australia. Ave­vamo bisogno di un vice Torrente. Ma inrealtà lo chiamai come istrut­tore dei nostri allenatori del settore giovanile. C’era un pro­getto importante, naufragato anche per ragioni economi­che. Il loro lavoro? Sinceramente, non mi han­no sorpreso. Ho sempre credu­to in loro. Perciò li ho difesi con convinzione, soprattutto quan­do qualcuno ha cercato di mi­nare il nostro spogliatoio, pri­ma della sosta natalizia, senza avere la minima competenza per giudicare l’operato dei tec­nici. La responsabilità è mia. Quando credo in qualcuno, lo porto avanti sempre. L’ho fatto anche con Torrente. I risultati stanno pagando le nostre scel­te. E poi non dimentichiamo la pre­ziosa collaborazione di un uo­mo di campo come Giovanni Loseto, del prepatore atletico Mirco Spedicato e dell’allena­tore dei portieri Luca Righi".

La svolta con il mercato di gennaio, in cui alla corte di mister Alberti sono arrivati giocatori importanti come Nadarevic: "Dovevamo completare l’organico e far partire gli elemen­ti di troppo. Abbiamo preso al­ternative valide, uomini esper­ti. Volevo Nadarevic in estate, ma il Cesena fu più bravo. E ab­biamo fatto plusvalenza per 900 mila euro con Fedato. La sorpresa? Joao Silva è cresciuto più di tutti. Ha faticato un po’ agli ini­zi, ma gli allenatori sono stati bravi ad aspettarlo".

Capitolo Futuro, il suo non quello del Bari, da cui Angelozzi sembra destinato a separarsi: "Non ci penso. Tre anni fa abbiamo intrapreso un percor­so con tre obiettivi: abbattere i costi, cercare di creare una buona squadra e produrre plu­svalenze. Ci siamo riusciti. Sto benissimo a Bari, ma è giusto che la nuova proprietà scelga i suoi collaboratori".

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 15 aprile 2014 alle 08:00
Autore: Andrea Dipalo
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