Non Sciaudone. Non Galano. É stato Joao Silva l'agnello sacrificale del calciomercato biancorosso, concluso con una cessione che non si aspettava nessuno. Arrivato a Bari in punta di piedi, il perticone portoghese ha abbandonato il capoluogo pugliese facendo un gran fracasso: e d'altronde non poteva non fare rumore il suo trasferimento alla corte di Zamparini, non fosse altro per le modalità irrituali con cui si è completato. 

Sembra passata una vita da quando il lusitano sbarcò a Bari con l'etichetta di assoluto carneade. Joao Silva, chi era costui? In lui però credeva fortemente Guido Angelozzi, che gli stampò il galletto sul petto l'anno scorso, proprio di questi tempi. Costo dell'operazione: zero, essendosi da poco l'attaccante svincolato dal Levski Sofia, campionato bulgaro, non proprio il sentiero più battuto dai direttori sportivi italiani. Un'operazione di mercato, quella, che all'epoca a tifosi ed addetti ai lavori sembrava per lo più la mossa della disperazione di un dirigente a caccia di riforzi per la prima linea di una squadra da costruire con pochissimi spiccioli.

Le prime prove del portoghese in maglia biancorossa non furono certamente memorabili. Lento e impacciato, quasi sempre avulso dal gioco, sicuramente poco incisivo sotto porta: così appariva inizialmente l'attaccante, autore di una sola rete contro il Crotone. L'etichetta di brocco non tardò ad arrivare. Nel girone di ritorno, però, la metamorfosi: oddio, non che nel frattampo sia diventato un fenomeno, ma sicuramente di lui emersero qualità innegabili: per esempio il colpo di testa e la capacità di rendersi utile alla squadra con un lavoro sporco encomiabile. E soprattutto, udite udite, il centravanti cominciò anche a segnare con regolarità. 5 gol nel girone di ritorno, 2 nei playoff. Ma è stato principalmente il suo cuor di leone ad aver fatto breccia nei cuori della tifoseria barese, ora sorpresa nel vederlo andare via, addirittura verso il vertice della piramide calcistica italiana. 

Il resto è cronaca. Il brutto anatroccolo non è ancora diventato cigno, ma ha un'occasione imperdibile per farlo. In una Serie A sempre più povera di talenti puri, la sua classe proletaria può andare in paradiso. Magari non segnerà mai a grappoli, magari non si esibirà mai in numeri da circo, ma in area come sgomita lui non sgomita quasi nessuno. Il Palermo lo sa e ha pagato profumatamente le qualità del giocatore: un milione di euro (più 500 mila di bonus), che di questi tempi è parecchia grana. Ora al Bari la grana di sostituirlo. Nel frattempo, a Guido Angelozzi gli staranno fischiando le orecchie. 

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 03 settembre 2014 alle 08:30
Autore: Diego Fiore
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