Quello tra il Bari e i suoi tifosi è un rapporto imprescindibile, un legame indissolubile (almeno dal giorno successivo al fallimento). Qualora si volesse trovare la giusta rappresentazione del reciproco sentimento, si potrebbe tornare con la mente al 30 maggio 2014, alla mezzora della ripresa di Bari-Novara, al secondo esatto in cui Edgar Cani tocca la palla che con il soffio dei 50 mila del San Nicola, avrebbe regalato il vantaggio ai biancorossi.

In una connessione tanto forte, i ruoli delle parti si dissolvono fino a sovrapporsi o a perdere completamente definizione: i sostenitori baresi riempiono lo stadio, affrontano trasferte per spingere i loro beniamini in campo, presidente e giocatori beneficiano del supporto per innestare la celeberrima “marcia in più”. Anche oggi, come in ogni momento decisivo, il tifo è stato arringato e chiamato a raccolta da Paparesta, da capitan Contini e da alcuni dei suoi compagni e non avrebbe potuto essere diversamente: ogni risorsa va sfruttata al fine di compiere il grande salto.

Come in ogni grande amore, tuttavia, nulla va mai dato per scontato e oggi gli undici galletti che affronteranno il Cagliari dovranno ricordare il loro ruolo e interpretarlo al meglio: questa sera è il pubblico ad aver bisogno di loro. E non di certo perché l’affezione dei tifosi possa esser messa in discussione, ma solo per un bisogno di reciprocità, in cui dare e ricevere con i tempi e i modi giusti. Mai, nell’arco della stagione, i cuori biancorossi hanno smesso di cantare dagli spalti, anche dopo prestazioni opache come quelle contro Modena e Perugia. Ora, nel momento più complesso, spetta ai ragazzi di Camplone ripagare cotanta passione, con la convinzione che, per un amore tanto forte e talvolta incondizionato, basterà poco per ricevere anche più di quel che è stato dato.

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 06 maggio 2016 alle 17:00
Autore: Gianluca Lippolis
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