Nel calcio non sempre vincono i più forti. La storia di questo sport è costellata di vittorie, difficili se non impossibili da pronosticare, frutto di una serie di fattori e di una momentanea, quanto irripetibile, combinazione di cause. Non c'è bisogno di andare troppo lontano, ne di scomodare lo scorso finale di stagione. La straordinaria promozione di Carpi e Frosinone costituisce l'esempio più recente di questo paradigma. Un paradigma che ha trovato piena conferma (in senso negativo) anche per altre realtà del campionato cadetto come Catania e Bari. Due compagini costruite con l'intento di tornare in serie A e che invece sono state protagoniste di una stagione tribolata, densa di sofferenze. Il Catania ha trascorso buona parte del torneo in zona retrocessione prima di ottenere la salvezza all'ultima giornata; poco meglio è andata al Bari rimasto intrappolato a metà classifica, non troppo vicino alla zona play-off, ne troppo lontano da quella playout. Quella che avrebbe dovuto essere la stagione del grande salto si è rivelata per i biancorossi un autentico flop. E dire che i galletti ne hanno avute di occasioni per agganciare le zone nobili della classifica. Ma l'unica cosa che il Bari ha collezionato, quando era il momento di pigiare sull'acceleratore, è stata una serie di delusioni. Una stagione in cui fin da subito è emerso come la squadra all'epoca allenata da Devis Mangia, pur con un notevole potenziale tecnico a disposizione, difettasse in personalità e organizzazione. 

AVVIO IN SORDINA - Si comincia tra squilli da tromba e con una campagna abbonamenti che fa registrare numeri da record. L'entusiasmo tra i tifosi è palpabile, l'attesa è fortissima, le pressioni anche. E la squadra dimostra di aver difficoltà a reggere il peso di tali aspettative. In Coppa Italia contro il Savona, il 17 agosto, è vittoria soffertissima per 2-1 con Sabelli espulso per somma di ammonizioni. Con l'Avellino, sette giorni dopo, va anche peggio. Vincono gli irpini in rimonta con i biancorossi che rimangono di nuovo in inferiorità numerica per il rosso a De Luca che si strattona in area con Comi. L'attaccante biancorosso accuserà l'avversario di avergli rifilato un morso al braccio ma nessuna telecamera riuscirà ad immortalare il gesto e quindi a dimostrare la fondatezza delle sue accuse. A completare il disastro, l'espulsione di Mangia per proteste e l'ingenuità di Donnarumma che provoca il calcio di punizione a due da cui scaturisce il vantaggio ospite. Anche in campionato le cose non vanno meglio. Dopo il successo contro la matricola Entella, il Perugia espugna il San Nicola senza troppi problemi con il Bari rimasto in nove per i rossi a Caputo e Defendi. Alla terza giornata si va in trasferta a Frosinone. Arriva un'altra beffa. I ciociari pareggiano nell'ultimo minuto di recupero (pugliesi in dieci uomini per l'infortunio di Salviato). Il 4-4-2 proposto da Mangia non convince, soprattutto per quanto riguarda il rendimento di alcuni senatori. Il mister opta per un ritorno al 4-3-3 con cui tanto bene aveva fatto la squadra nel precedente finale di stagione. Ma dopo la fiammata col Livorno (vittoria per 2-0) arrivano la sconfitta di Vicenza (contro una formazione ripescata il 29 agosto e allestita in poco meno di due settimane, ndr) e i pareggi contro Lanciano e Modena. La scialba prestazione coi canarini, in inferiorità numerica per quasi un tempo per il rosso a Beltrame, scatena le ire del pubblico che fischia sonoramente squadra e tecnico. Ma le sofferte vittorie con Catania e Avellino sembrano rimettere la situazione a posto. Sembrano, appunto. Perchè da allora la situazione prenderà tutta un'altra piega. 

CROLLO - A Varese, contro un avversario che risente delle difficoltà societarie, il Bari riesce nell'impresa di perdere per 2-1. Dulcis in fundo Sabelli rimedia la seconda espulsione stagionale. Il turno successivo si gioca tre giorni dopo contro un Pescara reduce da un pesante 0-5 col Carpi. La panchina di Baroni è a forte rischio. Gli abruzzesi giocano di rimessa e riescono, seppur con molta fatica e un pizzico di fortuna, a difendere il gol di Memushaj fino al novantesimo quando De Luca riporta il risultato in parità. Nessuno sa cosa sia successo nello spogliatoio biancorosso dopo quel pareggio. Fatto sta che l'esperienza di Mangia in riva all'Adriatico finisce quel giorno. Nelle tre gare seguenti il Bari scende in campo solo ad onor di cronaca. A Vercelli Caputo e compagni perdono per 3-0 (facendo fare un figurone al bomber locale Marchi, ndr); riescono poi a risolvere la crisi della Ternana facendosi battere di misura al San Nicola e completano il tris rimediando altre tre scoppole a Crotone. La società prende atto che la squadra ha scaricato l'allenatore ed esonera Mangia (forse mai sostenuto fino in fondo nel suo ambizioso ma difficile progetto). Lo sostituisce Davide Nicola. Nel frattempo scoppia la contestazione dei tifosi. Dopo un allenamento Sciaudone ha un diverbio con un supporter che accusa lui e i compagni di scarso impegno e per poco non scoppia una rissa.

IL NUOVO ALLENATORE - Nicola porta in dote un nuovo staff e un nuovo modulo: il 3-5-2. Comincia bene battendo in casa il Trapani per 2-1 ma deve arrendersi di fronte agli errori di Donnarumma e a quelli della terna arbitrale negli incontri con Bologna e Carpi (gol regolare non concesso a Caputo). Il nuovo Bari dimostra comunque, pur non impressionando sul piano della qualità della manovra, maggiore compattezza rispetto a quello precedente. La miniserie positiva di due vittorie con Cittadella e Latina (grazie a due reti del ritrovato Minala) viene però immediatamente vanificata dall'incredibile ko di Brescia (gol di Sodinha al 90°) e dalla lezione di cinismo inflitta dallo Spezia. Contro i liguri dell'ex Angelozzi sono decisivi gli errori sottoporta di Caputo e l'espulsione dello stesso Minala. La partita termina con un pesante 0-3. Il girone d'andata si chiude col Bari a quota 25 punti, al quattordicesimo posto a meno cinque dalla zona playoff. Finisce un 2014 che, a prescindere dai risultati, rimarrà per sempre come uno degli anni più importanti nella ultracentenaria storia del club pugliese.  

ANNO NUOVO, VECCHIO BARI - Per sfruttare al meglio il suo 3-5-2 Nicola chiede rinforzi in tutti i reparti. Il ds Antonelli rivolta la squadra come un calzino: vanno via in sette (tra cui Sciaudone) e arrivano altrettanti nuovi giocatori. Si comincia con uno scialbo 0-0 con l'Entella, seguito da un sofferto pareggio a Perugia (rosso a Rada nel secondo tempo). Col Frosinone successo col botto: un 4-0 che ad onor del vero, non rende merito alla buona prestazione della formazione ciociara. La trasferta di Livorno, dove Nicola ha ottenuto la promozione nel 2012/13, rappresenta il primo crocevia della stagione. Un successo rilancerebbe i biancorossi e darebbe continuità alla mini serie positiva di tre partite. Finisce che la difesa fa acqua da tutte le parti con i labronici che si aggiudicano i tre punti grazie a un tennistico 5-2. Le difficoltà nell'assimilazione del modulo voluto dal tecnico piemontese trovano conferma nella sfida col Vicenza. Il Bari non riesce a produrre una sola occasione in tutti i novanta minuti. Basta un guizzo del giovane Petagna, al suo primo centro tra i professionisti, ai berici per espugnare il San Nicola.

RITORNO AL PASSATO - Nicola è costretto a ripiegare, come già fece a suo tempo Mangia, sul 4-3-3. E in effetti nelle successive tre gare i galletti racimolano sette punti, frutto di una nuova miniserie positiva (vittorie con Lanciano e Modena, pareggio in extremis col Catania). Il secondo crocevia della stagione è ad Avellino. Che non si tratti di una trasferta facile lo si capisce dalle polemiche per quanto successo (in campo e fuori) nelle due gare precedenti e per l'assegnazione di appena ottocenti biglietti ai supporters pugliesi. Qualcuno non ha gradito l'atteggiamento di alcuni calciatori biancorossi dopo la vittoria per 4-2. Il prepartita è caldissimo con un accenno di rissa tra le due squadre sedato dagli steward. I dirigenti baresi a partire da Paparesta denunceranno un clima ostile sin dal loro arrivo con sputi e insulti nei loro confronti. Sul campo l'Avellino vince con merito per 2-0 e risospinge il Bari a metà classifica. Ci vorranno altre tre giornate per recuperare parte del distacco e riavvicinarsi all'ottavo posto. Le vittorie interne con Varese e Pro Vercelli (quella coi bianconeri è la miglior prestazione stagionale per intensità e voglia di vincere) e il pareggio di Pescara riportano il Bari a meno tre dalla zona play-off. 

FLOP - Dopo Livorno e Avellino il terzo crocevia è Terni. La squadra di Tesser naviga nei bassifondi della classifica, non vince da due mesi e schiera una formazione imbottita di giovani. Un avversario decisamente alla portata di Caputo e compagni che partono subito all'attacco alla ricerca del gol del vantaggio. Ma l'incapacità di finalizzare le occasioni prodotte così come alcuni errori individuali permettono agli umbri di aggiudicarsi la sfida per 2-0. Il Bari scivola di nuovo a meno sei a otto giornate dalla fine. La situazione è grottesca: i biancorossi non riescono a recuperare punti nonostante ai piani alti più di un avversario tenga un ritmo piuttosto basso. La conferma arriva nei due successivi pareggi per 1-1 contro Crotone e Trapani. Coi calabresi serve un gol di Minala nel finale per riportare il risultato in parità nonostante per tutto il secondo tempo i galletti abbiano tenuto in mano le redini del gioco. A Trapani ennesima figura...da polli. In vantaggio per 1-0 il Bari subisce la rete del pareggio al 94esimo minuto, a pochi secondi dal triplice fischio finale. Ci si gioca il tutto per tutto nella sfida con il Bologna, ultima chance offerta dal campionato. Di fronte a quasi quarantamila spettatori, coi rossoblù prima in dieci e poi in nove uomini, i padroni di casa non riescono ad andare, per la terza gara di fila, oltre l'1-1. Segue uno 0-0 con rimpianti contro un Carpi che ha già la testa ai festeggiamenti per la sua prima promozione in serie A. Le recriminazioni per un calcio di rigore non concesso nel recupero costituiscono solo una magra giustificazione. Il successo di misura col Cittadella viene vanificato, ventiquattro ore dopo, dalla vittoria dell'Avellino sul Pescara. Si va a Latina con l'intento di onorare il campionato fino alla fine. I padroni di casa non fanno granché, il Bari si limita al compitino, crea e spreca qualche occasione, e riesce nell'impresa di perdere per 2-0. Il congedo dal pubblico del San Nicola avviene contro un Brescia già retrocesso in virtù dei risultati arrivati dagli altri campi. Finisce con un pirotecnico 3-2 che non scalda più di tanto gli animi dei tifosi biancorossi che fischiano impietosamente giocatori e allenatore. A La Spezia, ultima della stagione, un nuovo capitolo della sagra degli sprechi. Tre legni, due errori uno contro uno davanti al portiere e anche una buona dose di sfortuna tra un gol annullato per un fuorigioco dubbio e un'incredibile espulsione a Contini che rimedia un cazzotto da Nenè ma si vede sventolare il secondo giallo. I bianconeri, sornioni, vincono la sfida per 1-0 e guadagnano il quarto posto. Al Bari non resta che raccogliere i complimenti di Bjelica per la prestazione. E i cocci di una stagione maledetta, sotto tanti punti di vista, in cui tutto quello che poteva andare male è andato male

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 23 maggio 2015 alle 20:00
Autore: Francesco Serrone
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