La bellezza. L’armonia d’una parola vincente, se collocata in ambito cinematografico, abusata e retorica, se lasciata a volteggiare nel circo sanremese. Una parola che difficilmente negli ultimi tempi potrebbe essere pronunciata nella sofferente Bari biancorossa: sono lettere di cui s’è persa memoria, cadute in disuso, quasi condannate da anacronistiche sentenze.

Ma, di recente, qualcosa di bello ha passeggiato nel capoluogo pugliese. Una bellezza fatta di coerenza, coraggio, discrezione rumorosa, silenziosa, una bellezza avente il volto di Gianluca Paparesta. Troppo frettolosamente marchiato come appartenente al gregge di pecore nere, l’ex arbitro di Serie A, ha, in poche settimane, ridato lustro all’opaco emblema del galletto. Ha ricordato, a chi lo avesse dimenticato, cosa vuol dire esser di Bari, cosa vuol dire amare una città, dei colori. Parole, poche, cui han fatto seguito gesti più o meno eloquenti. “Ho preso un impegno: avrei parlato e riferito alla società solo dopo la sottoscrizione di una trattativa”, e quegli spifferi su Borghi mai accettati dall’ex club manager. “Ho preso un impegno: avrei parlato e riferito alla società solo dopo la sottoscrizione di una trattativa”, e i taciuti incontri con Kerimov e altri, ancora sconosciuti, imprenditori stranieri.

Neanche i saluti sono stati banali. Già a dicembre Paparesta ricordava: “Io non sono qui per cercare visibilità. Se riuscissi a portare a termine le operazioni a cui sto lavorando sarei entusiasta, altrimenti potrei anche farmi da parte”. Frasi che, purtroppo, hanno avuto carattere premonitore. Qualche giorno fa, infatti, è arrivato un addio (maturato poiché “non ci sono più le condizioni per lavorare”), con sfumature tendenti all’arrivederci: “Potrei tornare ma solo nel caso ci sia unità di intenti”.

Ma, attenzione a non commettere l’errore di credere che questi mesi siano passati invano: “Ho sentito gli acquirenti dopo la mia conferenza ed erano più che intenzionati a partecipare ad un'eventuale asta. Essa sarà un'asta al rialzo”. E allora non si può non avere fiducia, perché bellezza è anche fede, perché puoi togliere un barese da Bari, ma non puoi togliere Bari da un barese. Vero, Gianluca?

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 25 febbraio 2014 alle 21:15
Autore: Gianluca Lippolis / Twitter: @GianlucaLippoli
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