Ci sono eventi che cambiano il tuo modo di pensare. Quando più di tre anni fa tornai allo stadio dopo quasi una decade d'assenza non sapevo cosa stesse per succedere. Ma di certo non mi aspettavo di vivere e di raccontare tutto quello che ci è capitato. Intendo a noi tifosi. Non ci aspettavamo la promozione e la volata per l'Europa. Non ci meritavamo la debacle, la retrocessione e il calvario. Ma oggi tutto è in secondo piano. Oggi giornali, televisioni, radio e internet non parlano di calcio giocato. Ma di chi a calcio non giocherà più.

Se ne vanno sempre i migliori
Non si può fare a meno di pensare a Morosini. La faccia buona del gioco più bello del mondo che è caduto in campo senza che nessuno potesse far nulla. E che ha lasciato scossi tutti. Pochi giorni prima del giocatore del Livorno un altro grande del calcio è venuto a mancare: Mario Gismondi,  fuoriclasse del giornalismo barese. Nonché grande tifoso della Bari. Il Direttore non ha mai smesso di commentare le gesta dei biancorossi. A me piace pensare che non smetterà mai. Che ha solo cambiato la platea dei lettori.

E le partite?
Con questo senso di mancanza nel cuore è difficile parlare di partite. Certo, la Bari vista a Pescara avrebbe meritato un encomio. Così come la Bari che negli ultimi minuti della partita col Grosseto ha sfiorato il colpaccio. Mentre è da critiche, anche pesanti, la squadra che non è scesa in campo nel secondo tempo di Verona. E ne ha presi tre in 5 minuti. Per un totale di 4 pappine. Che a mister Canà, storico allenatore della Longobarda, valevan bene una strizzata di naso dai suoi tifosi. Ma anche se uno si impone di pensare al campo e di andare avanti, perché indietro non si può tornare, parlare di calcio a Bari è un'impresa ardua.

Il campo e gli spalti
Sabato torna mister Ventura. Ma la partita non sarà il tema principale. Già si mormora che Parisi e Salvatore Masiello non si faranno vedere sul luogo del delitto. Due anni fa incontrandoli per strada li festeggiavamo. L'anno scorso gli facevamo le nostre raccomandazioni. Oggi non si azzarderebbero mai a girare soli per la città. Per fortuna però allo stadio c'è un bel clima. Ma bello. Gli ultras fanno finta di nulla. E se sono innocenti, come si proclamano, hanno il diritto di essere ancora in curva ad incitare la squadra. Ma non tutti credono all'innocenza degli ultras. Soprattutto non ci credono i fuoriusciti che da anni vanno in curva sud. E come dargli torto: a leggere i giornali pare che i capi del tifo organizzato abbiano imposto ai calciatori di falsare due partite e perderle di proposito. Nella migliore delle ipotesi per inguaiare i salentini nella lotta per la salvezza. Nella peggiore per scommetterci su anche loro. A me fanno schifo entrambe le ipotesi. Come fai a far perdere la squadra per cui tifi? Io non ce lo troverei mai un motivo valido.

Il futuro
Nonostante tutto si parla di futuro. L'ha detto Angelozzi: stiamo già vedendo alcuni giocatori con il mister Torrente (che non è un nuovo allenatore, è l'attuale ma nella pronuncia di Angelozzi). Bene. Quindi Torrente chiederà rinforzi. Tipo un paio d'attaccanti e qualche centrocampista. E Angelozzi comprerà altro. Tipo 2 caschi di banane e 4 etti di cotto tagliato sottile. Scherzi a parte. Il futuro del calcio fa paura. Le squadre sono tutte sedute su montagne di debiti. I calciatori si vendono le partite. Addirittura si sarebbero accordati su partite di quest'anno. In piena bufera. Incredibile a dirsi. I tifosi di tutta Italia non credono più in nulla. E il futuro della Bari, se è possibile, è ancora più nero. Con la spada di Damocle della penalizzazione che pende sulle nostre teste. E che potrebbe, nel più terribile degli scenari, trasformarsi in retrocessione. Tirare le somme in questo periodo è talmente brutto, che sarebbe meglio non saper fare i conti. Ma se esiste una giustizia, terrena o divina, ci attendono anni di vacche grasse, visti i troppi anni di vacche magre. E allora non mi resta che scrivere, comunque vada, forza Bari. Sempre.

Sezione: Visto dalla curva / Data: Mer 18 aprile 2012 alle 15:00
Autore: Pasquale Laricchia
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