Lo spogliatoio del Bari era complice. Sì, tutti i componenti della squadra biancorossa della scorsa stagione sapevano. C'era chi, come emerso dalle indagini, vestiva i panni del padrino, facendo da tramite tra la malavita (e non solo quella d'oltre manica) e i giocatori; c'erano, inevitabilmente, i discepoli, che, ingolositi dalle proposte del padrino, assecondavano il suo operato, diventando complici; c'era poi anche, per fortuna, il gruppo dei secchioni, bravo e corretto, che sapeva delle marachelle di alcuni colleghi ma, forse per paura, ha preferito sempre tacere, in tutti i sensi. Sì, perchè non ci sono mai state vere denunce, mai nessuna insurrezione da parte di nessuno. Tutti hanno taciuto. Solo mister Ventura, in maniera velata (mica tanto), diceva spesso che, dopo Genoa-Bari 2-1, la squadra non era più la stessa. Sino ad arrivare, domenica dopo domenica, sconfitta dopo sconfitta, alla retrocessione, e alla gara della vergogna, quella dello scorso maggio tra Bari e Lecce, vinta dai salentini per volontà di Andrea Masiello e dei suoi discepoli. Questa volta, però, non sono gli zingari i promotori della frode. Nessuna scommessa si cela, secondo gli inquirenti, dietro il risultato di 2-0 con cui i giallorossi espugnarono il San Nicola. Dietro questa ulterione combine sembra esserci, secondo quanto affermato dall'ex Marco Rossi, lo zampino della società leccese.

Questo, però, lasciamolo evincere e giudicare agli inquirenti. Noi, soffermiamoci su un aspetto che, forse, sta sfuggendo a molti. Il Bari, per opera di alcuni suoi tesserati, si è letteralmente venduto parte del campionato scorso. Non tutti, però, si sono prestati ai giochetti di Andrea Masiello. Bravi. Comportamento perfetto. Ma perchè, allora, nessuno si è prodigato a denuncarli i fatti? Gillet, dinanzi ai Pm, ha ammesso di essere stato addirittura avvicinato, con alcuni suoi compagni, da alcuni esponenti del tifo biancorosso che, stando alla testimonianza dell'attuale portiere del Bologna, invitarono gli stessi giocatori a perdere la gara contro il Cesena. Gillet, giustamente, raccontò l'accaduto a Guido Angelozzi, che invitò il capitano del galletto a fare orecchie da mercante e pensare solo all'incontro, poi perso, come da copione di qualcuno. Ma perchè Gillet, e la banda degli onesti, non ha mai pensato bene di denunciare alle autorità competenti l'accaduto? Perchè, sempre loro, consapevoli di quanto succedeva all'interno del proprio spogliatoio già da un anno, non hanno mai preso a calci i colpevoli, restando zitti e tacendo anche quando imbarazzante è stato commentare, e giustificare, certe sconfitte patite in campionato? Tutti complici? Sì. Seppur in maniera diversa, tutti lo erano. Non denunciare è come commettere, o così ci hanno insegnato. Comprensibile la paura, pronosticabili le minacce, ma a nessuno, da quel lontano Udinese-Bari 3-3 (primavera 2009), è mai venuto in mente di smascherare i farabutti. Che hanno approfittato del silenzio dei propri compagni per truffare una città intera, ferita nell'orgoglio e tradita da gente che, a conti fatti, non meriterebbe neppure uno sputo in faccia. Altro che soldi e popolarità.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 03 aprile 2012 alle 09:45
Autore: Andrea Dipalo
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