Era il 20 maggio 2014, era il giorno in cui Bari viveva la sua svolta epocale. Una squadra di calcio era diventata l’emblema di una città esplosa di passione: dopo 37 anni di presidenza Matarrese, Gianluca Paparesta, al termine di una folle corsa, diventava il nuovo numero uno del club. E’ trascorso ormai un anno da quell’avvincente asta fallimentare, ma la creatura dell’ex fischietto non ha subito la bramata metamorfosi, avviluppata in una vorticosa escalation di dichiarazioni contrastanti, sogni non realizzati e promesse mancate.

Tutto cominciava il 18 aprile dello scorso anno con la famosa lettera di credito della Uko Bank, una fotocopia non leggibile, con la quale Paparesta provava ad acquistare il Bari nella prima sessione d’asta. Si parlava di fondi indiani, di cui, tuttavia, si perdeva traccia in divenire. Per non parlare dei Rotenberg (“li conosco da quando facevo l'assessore al Marketing territoriale qui a Bari”), accostati a più riprese alle vicende del club biancorosso. Russia sì, Russia no, con il caso-Crimea a interrompere i sogni milionari dei baresi e il misterioso Kostantin Goloshchapov a riaccenderli in uno degli ultimi giorni della primavera più calda che si sia vissuta nella città di San Nicola.

Ma, come si diceva, l’ostinato Paparesta, mentre i nomi sugli investitori si susseguivano senza sosta, aveva già acquistato il club, dopo aver fatto mea culpa per l’assenza alla seconda battuta d’asta. “Paparesta quattro e otto”, e chi potrebbe dimenticarlo. I dubbi sui finanziatori dell’operazione svanivano, cancellati dal clamore destato da parole altisonanti, “l’obiettivo è la Serie A” e dai nomi accostati al Bari, questa volta sul piano sportivo. Oriali, l’uomo che aveva fatto grande l’Inter e Devis Mangia, profilo giovane, volto mediatico, consigliato dal guru del calcio del bel paese, Arrigo Sacchi. “Se non verranno, mi dispiacerà per loro. Perderanno una gros­sa occasione” : dei due arriverà solo il secondo. Il mercato infiammava la piazza, da De Luca a Stevanovic, passando per il figliol prodigo Stoian e Rossini, pronto a fuggire da Leeds attraversando la Manica a nuoto pur di vestire il biancorosso.

Ma in avvio di campionato le cose prendevano una brutta piega, tanto che il patron, dopo sole 7 giornate, scriveva una lettera ai propri tifosi: “Voglio dirlo chiaro a tutti: il progetto non si tocca e il tecnico non è in discussione, perché è parte integrante della nostra idea di fare calcio. (…) Chi tra noi ha mai visto una squadra vincere un campionato in autunno?”. Il tecnico, dopo un mese, veniva esonerato e il caso ha voluto che il Carpi, primo allora, vincesse il campionato.

Arrivava il tempo di mister Nicola e di altre promesse. L’obiettivo diventavano i play off e il mercato di gennaio tornava a far battere i cuori dei tifosi. Da Polenta, scaricato in estate e riscoperto in inverno: “Se riusciamo a farlo liberare penso che sarebbe una grande opportunità per il giocatore, il Bari e tutta la tifoseria che vedrebbe così ritornare una bandiera della scorsa stagione”. Passando per lo stoico Di Cesare, gli irraggiungibili Emerson e Belingheri, i rinnovi di Caputo Romizi e Sabelli (su cui torneremo più avanti) e un dolorosissimo addio, quello dell’uomo copertina: Daniele Sciaudone. “Abbiamo parlato di rinnovo anche con Sciaudone e Galano, ma, dopo la cessione, accadeva che: “Siamo dispiaciuti ma nel modulo di Nicola era un po' sacrificato”. La conclusione era sensazionale e portava il nome di Antonio Cassano. Il ragazzo, dopo avergli giurato amore eterno (nulla di nuovo), si svincolava dal Parma. Paparesta si fiondava su Fantantonio: “Avrebbe molto piacere a venire, questo è già un aspetto positivo ma non dipende solo dalla sua volontà. Lui vuole venire a giocare a Bari, non è nemmeno un problema economico ma solo un discorso di organizzazione familiare”. Salvo, poi, scoprire che Cassano non aveva mai pensato al Bari, non tifava Bari e preferiva restare svincolato più che tornare nella sua amatissima città.

Arriviamo così ai giorni nostri: il Bari non ha centrato i play-off e, stando alle parole del ds Antonelli, “ci sarà una ricostruzione”. Ricostruzione che partirà dal possibile addio del giocatore dal valore economico più alto, Stefano Sabelli, “destinato alla A” e dalla riconferma di Nicola. Tutto questo, mentre la nube sugli investitori si dirada, lasciando il buon Paparesta sempre più solo. A tenergli compagnia solo l’opportunista Infront.

Sezione: Copertina / Data: Mer 20 maggio 2015 alle 08:30
Autore: Gianluca Lippolis
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