La notizia, rimbalzata ieri, ha comprensibilmente scioccato. Castrovilli e Scalera, pochissime apparizioni fin qui in B, già alla Fiorentina, in Serie A. E fa niente che, probabilmente, ricominceranno dalla Primavera viola e non dalla prima squadra: l'esborso di oltre due milioni che i gigliati, riscatti inclusi, potrebbero far presto recapitare nelle tasche della società biancorossa non lascia spazio a interpretazioni. Il Bari sta cedendo due autentici gioielli della sua cantera, due che - peraltro senza eccessiva vetrina - son stati adocchiati, praticamente sulla fiducia, da uno dei club più apprezzati in Italia. La domanda allora sorge spontanea: perché due così hanno giocato così poco a Bari? A girare il coltello nella piaga verrebbe pure da chiedersi a che cifre sarebbero potuti arrivare, Castrovilli e Scalera, se avessero anche calcato per qualche minuto in più il terreno di gioco. Orsolini, Morosini e Beghetto (che nelle loro squadre, inizialmente sconosciuti, hanno evidentemente giocato) sono evaporati via proprio in questa sessione, lasciando in dote ancora più denaro.

Pensieri che affondano il rammarico in una tradizione, quella biancorossa, che un tempo viveva quasi esclusivamente di intuizioni giovanili e plusvalenze vertiginose. Senza scomodare Cassano, ci fu un tempo, nemmeno troppo lontano, in cui Bellomo e Galano trascinavano allo stesso passo di un Bari, quello attuale, perennemente compreso in una dimensione limbica, con l'aggravante di esser più vecchio e non certo più forte. Oggi il calcio a Bari, come in altre realtà (ma non ad esempio all'Atalanta ove Gagliardini viene lanciato e ceduto per far posto a tale Melegoni), è un'infarcita di prestiti da squadre big, più qualche stipendio sontuoso diviso a metà con le società proprietarie dei cartellini. E' stato il caso di Floro Flores, giunto a Bari su gentile concessione del Chievo Verona: un big certamente per la categoria, ma pur sempre un trentatreenne che vogliamo sperare non sia stato pagato con la prospettiva dei soldi in arrivo dai su citati giovani. 

Occasione imperdibile o cieca frenesia da cessione? A guardare l'ultima partita persa malamente contro il Cittadella, in cui il primo ricambio dalla panchina si è chiamato ancora De Luca, e sulle caselle esterne della difesa (peraltro, in assenza di Sabelli...) i primi nomi proposti son diventati Cassani e Morleo, e non Scalera, verrebbe da affermare che il Bari ha venduto come meglio non poteva due comprimari autentici. Peccato però che contro il Cittadella sempre il Bari abbia perso, che De Luca sia in uscita da circa un mese, e che nessuna verve sia stata offerta da chi, anche di nuovo, ha effettivamente giocato. La sensazione è che, al di là dei numeri e dei risultati (comunque negativi...), si sia perso un concetto di club e di calcio che al Bari, e di Bari, piaceva tantissimo. Ricorderemo questa volta soltanto qualche punizione deliziosa di Castrovilli ai tempi della Primavera di Urbano e dei pre-campionati in montagna, o qualche sgroppata di Scalera sulla fascia destra in perenne sovrapposizione. Troppo poco di fronte al rammarico su ciò che poteva essere e non è stato. Sempre meglio di chi, comunque, non ricorderà affatto perché, fuori dall'emisfero biancorosso fino a poco tempo fa, evidentemente non ha visto.

Sezione: Copertina / Data: Lun 23 gennaio 2017 alle 11:00
Autore: Davide Giangaspero
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