Ci sono partite che hanno lo stesso valore di un crash test: servono cioè a testare il grado di affidabilità di chi vi si sottopone. Per gli uomini di mister Colantuono la sfida di venerdì contro il Benevento era esattamente questo. Esame superato dunque, e pure a pieni voti. La macchina biancorossa, pur sbandando ancora nelle retrovie, ora corre e sbuffa benzina, l'ingrediente perfetto per far divampare la fiamma dei galletti, parsa a volte in questa stagione pericolosamente anemica. 

Diciamo la verità: non era affatto detto che il rivoluzionario mercato di gennaio avrebbe portato subito una tale cornucopia di gol, prodezze e azioni spettacolari. Da leccarsi i baffi. La centrifuga di arrivi e partenze è stata infatti talmente vorticosa da aver generato comprensibili dubbi e perplessità tra gli osservatori. La cronaca invece racconta oggi di un Bari prepotente, rabbioso, cannibalesco. Che diverte e si diverte. Era chiaro sin da subito che quella messa a disposizione di Colantuono dal ds Sogliano era una corte dei miracoli piena di maghi e funamboli e non più la rabberciata truppa del povero Stellone: merito dell'ex tecnico dell'Udinese, però, aver trasformato la materia prima a disposizione in un prodotto finito efficace e dilettevole. L'arrampicata dei galletti ai primissimi posti della classifica del campionato cadetto, grazie all'ottima media punti delle ultime gare, ha dunque subito un'accelerata: la montagna da scalare è ancora tanta ma ora corda, imbrago e moschettone paiono decisamente più solidi. Il Bari insomma è già una squadra e non un dépliant di calciatori di rinomata fama. Ogni timore legato alla girandola invernale pare essersi dissolto in tempi record.

I manuali del calcio ripetono spesso alcuni mantra: che è difficile raddrizzare una stagione iniziata male; che stravolgimenti in corso d'opera di rado risolvono i nodi più intricati; che il mercato di gennaio fa cambiare residenza per lo più a calciatori in disarmo. Le ultime prestazioni dei biancorossi sono state un colpo di spugna sui più frusti stereotipi: restano ancora tante gare da giocare, ma l'impressione è che ora venga il bello. E d'altronde bisognerebbe davvero fare un'indigestione di cinismo per pensare che i fuochi d'artificio sono andati esauriti con la festa beneventana. 

 

 

Sezione: Copertina / Data: Dom 26 febbraio 2017 alle 12:00
Autore: Diego Fiore
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