Un amore improvviso e fulmineo, scattato in una stagione che sembrava destinata all'anonimato e che, invece, si è rivelata indimenticabile per tutti i tifosi. Quello fra Bari e Paulo Vitor Barreto è stato un rapporto intenso, fatto di grandi soddisfazioni ma anche di grosse delusioni, maturate nell'ultima stagione di Serie A che in molti vorrebbero dimenticare. La gloria l'ha assaporata per un momento, finendo per bruciarsi, vittima di un talento puro ma di un corpo troppo fragile, tartassato dagli infortuni.
Il suo avvio di carriera scorre velocemente fra Treviso ed Udinese: con la prima squadra partecipa alla stagione che vide il ripescaggio in A dopo l'eliminazione del club ai playoff (non disputati per un brutto infortunio rimediato proprio contro il Bari), con la seconda disputa il suo primo campionato nella massima serie. Per lui c'è anche un momento di gloria, in cui il brasiliano assaggia l'olimpo del calcio mondiale, calcando il prato del Camp Nou. Con la maglia della formazione friulana, infatti, disputa la partita di Champions League contro il Barcellona di Ronaldinho e di un giovane talento allora emergente, tale Lionel Messi. Troppa la differenza in campo; una tripletta di Dinho affonda l'Udinese, ma Barreto riesce a togliersi la soddisfazione dell'assist per il gol della bandiera di Felipe.
Chiusa questa parentesi, per lui si aprono le porte del San Nicola, sotto la guida di un'ambizioso allenatore, Antonio Conte. Bari si risveglia, rivede nel suo centravanti la classe ed il carisma di quei calciatori che in un passato ormai lontano avevano portato la gente in piazza, colorando lo stadio e facendo battere il cuore della tifoseria. Le prime due stagioni sono esaltanti: capocannoniere della B e protagonista della vittoria del campionato nel primo anno, attore principale nella grande Serie A disputata sotto Ventura, nella quale realizza anche un'indimenticabile doppietta all'Inter.
L'incantesimo però durò poco, e si spense già l'anno successivo. Il Bari chiuse il campionato in ultima posizione, e Barreto realizzò solamente quattro gol. La formazione biancorossa retrocesse, ed il brasiliano non è più riuscito a ripetere i numeri fatti nel capoluogo pugliese. Fra Torino, Udinese e la Serie D a Venezia, la sua carriera è continuata in calando e si è conclusa nel 2016.
Resta il ricordo di ciò che è stato, di numeri in grado di far innamorare una piazza che l'ha eretto a beniamino ed ha cantato per due anni al ritmo di "Barreto fa gol ". Rimane la storia di un'amore dal mancato finale, per dirla con le parole di Fabrizio De Andrè, in grado di rappresentare il sogno infranto di una tifoseria, che sperava in una ritrovata stabilità.
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