Si dice che l'ultimo pensiero prima di dormire sia quello più importante, che influenzi anche i sogni. Viene facile, allora, immaginare con quale immagine la città di Bari aspetti il sorgere del sole. Un desiderio inseguito, esasperato, quasi raggiunto e poi sfuggito. A furia di pensarci non avrà fatto dormire qualche notte al capitano, qualche tifoso avrà anche pianto sul cuscino. Capitan Di Cesare, invece, non è riuscito a contenere l'emozione nemmeno a mesi di distanza, davanti a quella città in cui non ha mai smesso di piovere dalla notte dell'11 giugno.

Ma se guardandoti indietro viene da piangere, vuol dire che qualcosa nel presente non ha funzionato. Una stagione nata tra le nuvole cariche di pioggia di una triste sera d'estate, in cui tanto è stato sbagliato e il cui risultato è talmente negativo, da rendere inutili e scontate anche le ricostruzioni di responsabilità, per le quali ci sarà tempo e modo di analisi, una volta che -si spera- sarà tornato a splendere il sole.

Il presente, invece, regala probabilmente l'ultima possibilità di redenzione. La partita in trasferta contro il Cosenza sembra poter esser l'ultimo ponte a separare il Bari dal baratro. E si sa: è quando non si hanno più vie d'uscita che si riesce a far capo ad energie che non si pensava di possedere. Una spinta in più a cui dovranno appellarsi i biancorossi per superare un avversario altrettanto agguerrito. 

Anche l'angelo di Cabanel, cacciato e caduto dal Paradiso, si lascia andare ad un pianto, appena prima del fermo immagine del pittore, in cui l'ex angelo si asciuga la lacrima con uno sguardo che medita vendetta. La stessa carica che dovrà influenzare Di Cesare, in lacrime in conferenza stampa, per vendicare quella finale che, per stessa ammissione, vale anche meno della partita di sabato.

Sezione: Copertina / Data: Gio 25 aprile 2024 alle 11:00
Autore: Luigi Arbore
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