Un allenatore con oltre vent'anni di esperienza e una moltitudine di squadre allenate. Tra queste, spicca il Chievo che disputò i preliminari di Champions League ; il Treviso, con cui ha guadagnato una triplice promozione dalla D alla B; ovviamente, anche il Bari, nel 2003/04. Il sempre iconico Giuseppe Pillon ha discusso ai nostri microfoni di vari temi.
In primo luogo, una panoramica sulla Serie B appena cominciata: "Sono ancora le prime partite. È calcio d'agosto ed è ancora difficile interpretare com'è la situazione. Lo scorso anno magari il Venezia è stato sottovalutato e poi ha vinto il playoff. Si sapeva che il Como aveva fatto una grande squadra e ambiva ad un importante risultato, poi raggiunto. A uno verrebbe da dire la Sampdoria solo per il nome, poi bisogna vedere se la squadra va bene. Son passate quattro partite, due punti e già un esonero. Il calcio è talmente vario che può succedere di tutto".
Sul Bari: " Il primo obiettivo è salvarsi il prima possibile e poi giocarsi le sue chance, anche perchè una volta raggiunta la permanenza possa raggiungere i playoff. Ho grande stima dell'allenatore e di Magallini. Ho molta fiducia in loro. La squadra è stata costruita abbastanza bene. Hanno un po' pagato la sconfitta in casa contro la Juve Stabia. Anche gli altri risultati non sono stati esaltanti, ma c'è tutto il tempo per rimediare e rimettersi in carreggiata per fare un campionato di alto livello". Su Moreno Longo e Giuseppe Magallini aggiunge: "Longo lo conosco di fama, tramite le sue squadre che hanno sempre giocato bene. È stato, secondo me, ingiustamente esonerato a Como anche se lì c'era un discorso diverso. Ha vinto anche un campionato e quando si vince bisogna anche essere all'altezza per farlo e lui è stato molto bravo. Magallini l'ho avuto con me all'Alessandria e quindi lo conosco meglio. È sempre stato molto preparato, sa benissimo quello che deve fare e conosce benissimo la categoria. Ha esperienza e sa quello che vuole".
Alla domanda su chi fosse il più forte allenato in Puglia, nessun dubbio: "Gaetano De Rosa poteva giocare anche ai più alti livelli in Serie A. Ne stavano chiaramente diversi bravi ma se ti devo dire un nome dico lui. Purtroppo quello è stato un anno difficile e di sofferenza per molti giocatori, oltre che per me".
Secondo il mister veneto, " in periferia non ci sono le pressioni che hanno i grandi club, poi ci sono le eccezioni. A Bari, trentamila persone vanno allo stadio e chiaramente, con anche una società forte alle spalle, si punta in alto. Non a caso l'hanno sfiorata, perdendo la gara incredibile con il Cagliari. Gli effetti psicologici di quel match sono poi venuti fuori nell'annata scorsa. Per avere ambizioni anche in queste realtà, serve un organigramma societario forte alle spalle, come l'ho avuto io a Treviso".
A domanda circa quale fosse il segreto del suo Chievo, la risposta è netta: "L'organizzazione di gioco. Ognuno sapeva ciò che doveva fare. Poi abbiamo tirato fuori Amauri, che ha fatto un campionato straordinario. Obinna, Pellissier, Tiribocchi...avevo attaccanti forti sotto tutti i punti di vista. C'era la giusta amalgama tra esperienza e ragazzi giovani e abbiamo fatto benissimo. Giocavo un bel calcio con poi il meritato traguardo della Champions".
Infine, il Bepi dichiara sulla possibilità di tornare in panchina: " Se mi capita l'occasione giusta, che mi piace, che mi faccia sentire motivato torno ad allenare. Senza questi presupposti, chiudo porte e portoni".
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