L'ultima promozione in A del Bari compie, in questa stagione, sedici anni. Un'eternità per la piazza barese che aspetta, da quel momento, un nuovo sussulto in serie cadetta. Per celebrare quell'incredibile annata, la stagione 2008-09, abbiamo intervistato i protagonisti di quel campionato. Il sesto intervistato è Pedro Kamatá, vero e proprio idolo della tifoseria biancorossa, in Puglia dal 2008 al 2010.
Sui ricordi più belli: "Il ricordo più bello che ho di Bari è il pubblico, la Nord mi ha trattato come un figlio. Sono arrivato da giocatore sconosciuto e mi hanno dato fiducia sin dal primo momento. Bari era la città perfetta per me. Io abitavo a Modugno e andavo all'allenamento in treno. La gente mi incontrava, mi riconosceva e non ci credeva. Penso che la mia umiltà li abbia colpiti".
Su Conte: "Conte ci chiedeva sempre il massimo e ci dava tutto il suo carisma e la sua bravura, in cambio. Non ha mollato mai, dal primo giorno di ritiro sino a quando è andato via. Lui, sin da quell'annata a Bari, si era messo in testa che voleva arrivare ad altissimi livelli e in effetti, in pochi anni, ci è riuscito. Era un predestinato e lo capivi da tante cose, dagli allenamenti sino alla più piccola inezia".
Ancora su Bari: 'La mia vita in Puglia era casa e allenamento. Bari è uno dei miei posti del cuore, mio figlio è nato lì. Con tutti i compagni avevo un buonissimo rapporto".
La svolta della stagione: "Il momento della svolta è stato dopo Natale. Eravamo reduci da un ottimo momento e con l'arrivo di Guberti e Kutuzov abbiamo preso forza e non abbiamo più guardato indietro. Gli innesti e la forza che aveva già acquisito il gruppo sono stati la svolta".
Sui suoi compagni e da chi si aspettava di più: "Per me uno come Ranocchia poteva fare molto di più. Ha fatto un'ottima carriera ma aveva un'eleganza e un piede che avrebbero meritato un destino diverso".
Sul rapporto con la gente di Bari: "Ho capito che avevamo fatto qualcosa di importante quando andavo a Bari Vecchia e la gente mi accoglieva come se fossi Maradona. Due tre anni fa sono tornato a Bari, in vacanza, e il trattamento è stato lo stesso, nonostante fossero passati quindici anni. La vita è strana: gente che ha giocato tanti anni a Bari non è rimasta nei cuori della gente. Io per qualche motivo, in soli due anni che sono stato qui, ho lasciato un segno e sono ancora ricordato con poscere. Sono queste le soddisfazioni per un uomo e per un calciatore, a prescindere dai risultati sul campo".
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