Un colpo alla volta, avanti e indietro, su e giù. L’altalena del Bari continua a dondolare, spinta da slanci improvvisi e frenate altrettanto repentine. A Cosenza, nell’ennesima trasferta carica d’incognite, la squadra di Longo è chiamata a darle un’altra spinta. Perché in questo campionato in cui ogni certezza dura una domenica, restare fermi significa essere risucchiati.
La vittoria contro il Palermo aveva riacceso la fiammella dell’ottimismo. Una prestazione intensa, concreta, da squadra vera. Ma come troppo spesso è accaduto quest’anno, l’entusiasmo si è spento alla curva successiva. Il Modena ha fatto calare il gelo sul San Nicola, lasciando di nuovo tutti con lo stesso interrogativo: che Bari è, questo Bari?
La risposta potrebbe arrivare dal “Marulla”, ma solo se i biancorossi sapranno affrontare il Cosenza con la giusta fame. I rossoblù sono ancora invischiati nella lotta salvezza, non sono ancora condannati e quindi hanno bisogno di punti e davanti al proprio pubblico sanno trasformarsi. Ma è il Bari a dover dimostrare qualcosa. A sé stesso, innanzitutto. Perché questa stagione ha mostrato più volte le potenzialità di una squadra in grado di alzare la voce, ma troppo spesso ha finito per sussurrare.
Longo ha avuto poco tempo, ma qualche segnale è arrivato. Ora serve dare continuità, interrompere il balletto estenuante tra un passo avanti e uno indietro. I playoff sono ancora lì, ma a tirarli dentro serve una striscia, una sequenza, un’identità. E serve subito.
A Cosenza si gioca anche un pezzo di credibilità. Il Bari è stanco di guardare l’altalena. Ora deve spingerla. Con forza, con convinzione, con fame. Per non rischiare di restare sospeso nel vuoto.
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