La carriera di Gaetano Auteri non si è svolta sempre in panchina. L’attuale mister del Bari ha infatti esordito nel mondo del calcio più di quarant’anni fa nel ruolo di attaccante, vestendo maglie prestigiose come quelle di Genoa e Palermo. A credere fin da subito sulle sue potenzialità fu Eugenio Fascetti, che diede ad Auteri la possibilità di esordire nel grande calcio. Iniziò così un’avventura decennale in giro per l’Italia, con la voglia di conquistare il mondo con il pallone tra i piedi. In esclusiva per la nostra testata, il suo ex compagno di squadra e coinquilino ai tempi del Varese Giacomo Zunico ha raccontato alcuni aneddoti sul tecnico dei galletti, svelando alcuni dettagli inediti sulla figura dell’allenatore siciliano. Ecco le sue parole: “Gaetano è sempre stato un ragazzo a posto, anche in campo si metteva a disposizione di tutti. Era un gran lavoratore ma un po’ troppo chiacchierone, a volte nello spogliatoio veniva richiamato dai più grandi. All’epoca il capitano del Varese Aldo Cerantola lo richiamava perché si intrometteva in questioni di spogliatoio che non lo riguardavano. Io e Gaetano avevamo soprannominato Cerantola “Gufo triste” perché era sempre arrabbiato e così Aldo aveva iniziato a chiamare Auteri “Archimede”, dato che veniva da Siracusa. Quante volte ho sentito nello spogliatoio proferire le frasi “Archimede stai buono”, “Archimede stai zitto”...”.
Sulle qualità in campo: “Auteri era un buon attaccante, un mancino bravo di testa che si è tolto le sue soddisfazioni, in Serie B non ha mai sfigurato. In campo era un grintoso, uno che ci metteva l’anima. Col Varese fece 10 goal e si fece notare dalla dirigenza del Genoa. Purtroppo poi alcuni infortuni gli hanno compromesso la carriera e ha dovuto appendere gli scarpini al chiodo anticipatamente”.
Sulla vita di gruppo: “Gaetano era un ragazzo tranquillo vivevamo insieme, mi prestava spesso i suoi abiti, cose che allora erano di routine, ora invece non si portano più. A quel tempo non avevamo molti soldi, guadagnavamo il giusto per vivere e per cercare di fare carriera, si guadagnava poco, non come oggi. Noi eravamo entrambi del sud, io di Casoria lui siciliano, a casa andavamo una volta ogni due mesi, era una vita diversa, si viveva di più lo spogliatoio. Per due anni sono stato la famiglia di Gaetano Auteri. Lui mi prestava anche la macchina perché mi ero fidanzato con una ragazza che abitava fuori città, nella zona del lago. Quando potevamo non mancava una partita a calcio tennis, amava questo gioco”.
Sull‘esperienza al Bari: “Come allenatore abbiamo avuto entrambi Eugenio Fascetti, siamo cresciuti su quella linea lì. L’anno scorso è andato ad allenare una mia ex squadra, il Catanzaro. Molti miei amici me ne parlavano bene, si fa amare da tutti. Purtroppo quando non si vince nelle grandi piazze è facile diventare da grande allenatori a tecnici mediocri. Io e lui ci siamo reincontrati durante una partita di Serie D, un match decisivo per la mia squadra. All’epoca ero allenatore del Cosenza e ho potuto ammirare da vicino le sue qualità da allenatore. Potrebbe allenare anche in Serie B, ha tutte le carte in regola. Col Bari ha una grande chance, gli auguro a fine anno di riuscire a portare i galletti in cadetteria. Quest’anno ha trovato la Ternana che sta azzeccando tutte le partite, Lucarelli sta facendo benissimo, al Bari manca qualche punto ma le Fere stanno andando oltre ogni previsione. Il Covid rende difficile fare progetti a lungo termine, anche Gaetano è stato positivo e in isolamento per qualche settimana”.
Conclude Zunico: “Quando ho conosciuto Gaetano non era così rugoso, la tensione in panchina gli ha fatto invecchiare tantissimo la pelle (ride ndr). Credo sia stato lo stress della panchina, un allenatore in fondo deve pensare per 25 giocatori”.
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