Ivone De Franceschi ha giocato nel Bari solamente per sei mesi. Fu un'esperienza in chiaroscuro la sua nel capoluogo pugliese. Era la stagione 2003-2004 e i biancorossi, allora guidati da Bepi Pillon, terminato quel campionato in ventunesima posizione, persero l'ultimo treno per la salvezza ai play-out contro il Venezia e finirono in Serie C, salvo poi essere ripescati in serie cadetta in seguito al falllimento del Napoli. De Franceschi, appesi gli scarpini al chiodo nel 2008, è oggi un collaboratore tecnico del Padova, prossimo avversario dei galletti. Noi di Tuttobari.com lo abbiamo intervistato in esclusiva.
Classifica alla mano, Bari e Padova, al netto delle penalizzazioni, avrebbero gli stessi punti in classifica. Dunque sabato si affronteranno due squadre che sulla carta si equivalgono? "Non lo so. Io penso che di sicuro parliamo di due ottime squadre, che giocano un buon calcio. Il Bari quest'anno l'ho visto 3-4 volte e mi ha fatto una grandissima impressione, alla qualità unisce l'entusiasmo".
Che Padova sarà quello che il Bari incontrerà all' "Euganeo"? "Noi veniamo da un'ottima striscia di risultati: tre vittorie di fila contro avversari non facili come Verona, Vicenza e Pro Vercelli. Ma al di là dei nove punti conquistati nell'ultimo tris di gare, sono le prestazioni della squadra che ci confortano molto. Quello del Padova è un progetto nuovo, sono arrivati tanti nuovi giocatori e la squadra ha una nuova identità. Negli tempi abbiamo fatto un salto di qualità e questo anche grazie al lavoro di Pea, il nostro allenatore".
Insomma, il Padova ha ad oggi qualcosa in più dei galletti? "No, non voglio dire questo. Il Bari ha finora fatto un grande campionato. Contro il Verona, per esempio, non meritava di perdere. É una squadra che fa la partita, cerca sempre il bel gioco ed ha giocatori molto forti. Romizi e Sciaudone mi piacciono moltissimo, Iunco è tornato ad alti livelli, Galano ha qualità, Caputo lo conosciamo tutti. Il Bari, insomma, è una realtà di questo campionato cadetto e se nonostante tutti i momenti neri che ha passato sta facendo così bene il merito è anche di Angelozzi e del mio amico Doronzo".
Voi con i derby c'avete preso gusto: vittoria in casa contro il Verona 2-1 e in trasferta contro il Vicenza per 2-0..."Beh, vincere un derby non è mai facile, e siamo ovviamente contenti di esserci riusciti due volte. Ma al di là di questo, sono le ultime prestazioni delle squadra, ripeto, a lasciarci soddisfatti. Noi siamo partiti non benissimo, abbiamo incontrato alcune difficoltà, ma ora sembra proprio che il duro lavoro stia dando buoni frutti".
Giochino. Ci indichi quale giocatore del Padova e quale del Bari potrà essere decisivo nel match di sabato. "Mmm...dico Farias del Padova e Iunco del Bari".
Facciamo un salto nel passato: lei nel 2003-2004 ha vestito la maglia del Bari, ma quella non fu un'esperienza fortunata. Cosa non funzionò? "Arrivai a Bari a gennaio e dopo poco mi ruppi un metatarso del piede: insomma, la buona sorte non fu dalla mia parte. Certo, calcisticamente parlando non andò al meglio, anche perchè quel Bari retrocesse. In città però stavo benissimo, dal punto di vista umano certo non fu un'esperienza da buttare. In quei sei mesi ho conosciuto tanta gente a modo e conservo molti bei ricordi".
Quei play-out però sono stati davvero una pagina ingloriosa delle recente storia biancorossa. "Non meritavamo di retrocedere. All'andata al San Nicola c'erano 30000 spettatori e ricordo che schiacciammo il Venezia nell'area di rigore. Avemmo tante occasioni per segnare ma finì solo 1-0. Al ritorno, Valdes si infortunò dopo un quarto d'ora ed io e Sasà Bruno sprecammo delle palle gol. Finì 2-0 per loro e retrocedemmo, ma che dobbiamo fare, così va il calcio. Per fortuna comunque poi il Bari fu ripescato".
E la sua esperienza a Bari si concluse lì..."Sì, io ero arrivato nel capoluogo pugliese in prestito dal Chievo. Finita quella stagione, quindi, tornai a Verona".
Con chi si sente ancora di quella squadra? "Con Sasà Bruno, un amico, che ai tempi di Bari era il mio vicino di casa. E poi sento spesso Battistini, il portiere, che ora fa l'agente e quindi anche per motivi di lavoro spesso ci incrociamo".
Qualche anno prima di venire a Bari lei ha giocato a Lisbona, per lo Sporting. Un'annata importante..."Quella fu probabilmente la più bella stagione della mia carriera. Certo, di soddisfazioni me ne sono tolte anche altrove, ma vincere uno scudetto a Lisbona è stata davvero una gioia grandissima, a maggior ragione se pensiamo che lo Sporting non vinceva il campionato da diciotto anni. All'epoca quello portoghese era considerato un campionato minore, io sono stato il primo italiano a giocarci".
Insomma, lei è stato un pioniere, e poi lo Sporting è un club glorioso..."Infatti! É una delle big del campionato portoghese, come l'Inter in Italia...sì, vincere uno scudetto all'estero è stato davvero fantastico".
Chiudiamo quest'intervista con una domanda sui cori di alcuni tifosi veronesi contro Morosini. Quale può essere un deterrente contro l'imbecillità? "Sarei tentato di dirti cose che non puoi scrivere. Io ho portato Morosini a Padova, sono stato umanamente legato a lui. Era un ragazzo meraviglioso, molto serio. Quali provvedimenti adottare per punire quei tifosi del Verona? Non lo so, vorrei dire la galera, ma non mi va di cadere nella demagogia. Ogni commento su questa vicenda è superfluo, posso solo dire che chi ha infangato la memoria di un ragazzo morto non è un uomo, è un animale".
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