Nel corso della seconda puntata di CasaTuttoBari è intervenuto l'ex centravanti biancorosso Nicola Ventola. Il nativo di Grumo Appula è così ritornato sul suo passato in Puglia, evidenziando i momenti più belli nell'anno della promozione (1997): "Sicuramente la vittoria promozione contro il Castel Di Sangro. Mai visto il San Nicola così gremito, secondo me c'erano 80 mila persone. Dovevamo vincere ma c'era tanta pressione. Feci gol dopo 14 secondi su assist di Volpi. Una delle prime emozione ma tra le più belle, maggiore anche ai gol in Champions League. L'esultanza di Foggia? Non capii più niente, mi aggrappai alla recinzione e forse schiacciai pure Guerrero. Pareggiamo ma fu una rete importante per mantenere il distacco dal Genoa. Forse per gli ultrà, questo è stato il momento più bello. Mentre per la gente, credo sia il gol salvezza contro l'Inter, nella stagione successiva dopo l'infortunio".

Particolarmente emozionante, invece, il momento del ricordo che tre compagni scomparsi, Ingesson, Mancini e Masinga: "Tre persone speciali e completamente diverse tra loro. Mancini era molto giocherellone ma con una forte personalità. Masinga, invece, molto silenzioso e seguiva alla lettera il mister. Ingesson era un leader taciturno, aveva una grande credibilità nello spogliatoio. E' stato un uomo importante, mi ha aiutato tanto ed ebbi la fortuna di rigiocare con lui anche a Bologna. Ripenso spesso a loro, non ho parole, solo ricordi".  

Sull'attuale stagione dei galletti: "Son contento di questa proprietà che sta investendo e facendo un ottimo lavoro. Penso che i campionati saranno la priorità, finiranno in qualsiasi mese a discapito di tutto, sicuramente a porte chiuse. Se il Bari non arrivasse prima, ai playoff sarebbe la favorita. Speriamo sia promosso, me lo auguro, ma se non dovesse essere così, con questa società entro 3-4 anni la rivedremo in A". 

Chiosa finale sul rapporto con la città: "Sono attaccato alla mia terra, il mio cuore è lì. Sono andato via presto e ho avuto quell'infortunio. Ho fatto troppo poco, nemmeno l'unghia di Protti e Tovalieri. Se si dovesse tornare in A, rivedrete le stesse robe del mio tempo: attaccamento e stadio pieno. Nel 2010 potevo ritornare, ma presero Sforzini al mio posto. Sarei venuto al minimo salariale ma mi fu impedito perché non volevano più baresi".

#CASATUTTOBARI
Sezione: Esclusive / Data: Mer 15 aprile 2020 alle 08:00
Autore: Gianmaria De Candia
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