Una squadra senza pubblico, senza stadio, costretta ad avere i propri tifosi soltanto in trasferta: c'è questo e ben altro dietro la storia recente del Gela, terza forza del campionato e prossimo avversario del Bari.

I siciliani ospiteranno i biancorossi ma ancora resta il punto interrogativo sul teatro della sfida, come sottolinea il direttore sportivo del club, Giovanni Martello: "La situazione è complicata. La Lega ha rifiutato la nostra proposta di giocare a Licata perché la richiesta doveva essere presentata quindici giorni prima. Se si giocherà a Gela, quasi certamente la gara sarà a porte chiuse. Sarebbe la fine per il calcio dilettantistico visto che si affrontano due belle squadre con grandi tifoserie. Se leviamo al pubblico il piacere di seguire queste gare...".

Più punti in trasferta che in casa: è la naturale conseguenza del problema stadio?

"Sì, praticamente abbiamo giocato undici gare in trasferta. Quando scendiamo in campo a Gela sembra di essere nel deserto".

Vi sentite la responsabilità di essere una delle poche squadre che potrebbero battere il Bari?

"Sognare non costa nulla, dobbiamo essere orgogliosi di poter disputare una partita così importante. Comunque non penso che il Bari finirà il campionato da imbattuto. Però non c'entra nulla con questa categoria: ha un valore indiscutibilmente superiore".

A inizio campionato disse che il girone I era una sorta di serie C. È ancora di quell'idea?

"Confermo. Alcune squadre hanno blasone che va ben oltre la serie D. Penso a Bari, Gela, Nocerina, Messina, Acireale. Poi altre squadre stanno mostrando anche buone qualità tecniche".

La scelta di chiamare Karel Zeman si è rivelata azzeccata.

"Siamo molto contenti del suo apporto. L'anno scorso abbiamo vissuto una stagione deludente e serviva un uomo capace di dare la scossa a un ambiente depresso. Karel è riuscito a fare scoccare la scintilla attraverso il gioco, la cultura del lavoro. La scelta è stata ripagata, siamo in linea con i programmi prefissati a inizio stagione".

A metà ottobre sembrava stesse finendo tutto a Gela con lo svincolo dei calciatori. Era solo una provocazione?

"No, per niente. Era tutto vero. I proprietari stanno compiendo sacrifici immani e vederli mortificati così è davvero imbarazzante. Siamo in vita perché la squadra sta andando bene ma non so fino a quando questa situazione sarà sostenibile, Senza gli introiti dello stadio, è impossibile andare avanti".

Se fosse lei il presidente, avrebbe mandato tutto all'aria?

"Penso di no, ma soltanto perché sono ancor più cocciuto e orgoglioso dei proprietari".

Sezione: Esclusive / Data: Mar 20 novembre 2018 alle 18:00
Autore: Gianluca Sasso
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