L'ultima promozione in A del Bari compie, in questa stagione, sedici anni. Un'eternità per la piazza barese che aspetta, da quel momento, un nuovo sussulto in serie cadetta. Per celebrare quell'incredibile annata, la stagione 2008-09, abbiamo intervistato i protagonisti di quel campionato. Il terzo calciatore della nostra rubrica è Mariano Donda, duttile centrocampista del Bari dal 2007 al 2010. Con la maglia dei galletti ha collezionato 55 presenze e segnato tre reti.
Sulla sua avventura con i galletti: "Bari è un esperienza che ti rimane dentro. Il ricordo più bello è la partita interna contro l'Empoli con lo stadio strapieno. Mi tornò alla mente una delle primissime partite che feci in Coppa Italia con lo stadio deserto. Fu la prova che in pochi mesi tutto può cambiare e tutto può essere sovvertito. Arrivare a Bari era stato già un bel traguardo per me; raggiungere quei risultati con i biancorossi andò oltre ogni più rosea aspettativa".
Sul momento della svolta: "A Pisa, in trasferta, vincemmo una partita tosta, sotto la pioggia, con un bel gol di Guberti. Lì ho sentito che qualcosa poteva cambiare e che avevamo indirizzato il nostro campionato".
Su Conte: "Conte aveva la testa di un vincente. Quando stavamo per cominciare la stagione della promozione lui mi disse che se fossi rimasto avrei giocato. E ho sentito che sarei dovuto rimanere e che sarei potuto andare anche in guerra per lui. Fisicamente ho avuto diversi problemi ma il mister è stato bravo a lavorare sulla mia testa e a farmi svoltare dal punto di vista mentale. Ti incoraggiava e voleva sempre che dessimo il massimo, anche nelle partitelle. Gli allenamenti erano massacranti, ma in partita arrivavamo con una spinta e con una tenuta fisica clamorosa. Ricordo che Barreto, poverino, vomitava una- due volte a settimana per gli allenamenti".
Sulle analogie e le differenze tra Argentina e Italia: "Tra le squadre argentine in cui ho giocato e il Bari ho trovato differenze di cultura e mentalità ma il calore è assolutamente simile. C'è un seguito e un entusiasmo che penso abbia pochi eguali. Noi in Argentina ci allenavamo per giocare e tutti quanti, senza falsi perbenismi, puntavamo ad arrivare in Europa".
I compagni che sente ancora: "Stellini l'ho sentito poco tempo fa e siamo grandi amici, mentre sono spesso in contatto con Barreto e Kamatá. A Bari ho diversi amici e sono tornato in Puglia un paio di volte. Mi piace ricordare Gian Piero Ventrone, che era il nostro preparatore atletico e che non c'è più, che mi ha sostenuto in tanti momenti difficili. Ne ricordo uno: in un match avevo giocato male e al cambio ero stato fischiato parecchio. Ovviamente ero giù di corda e fu un duro colpo. Il giorno dopo venne a casa mia, a sorpresa, Ventrone per fare colazione e per rincuorarmi. Sono gesti che ti rimangono e che porto per sempre nel cuore".
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