Si chiude dopo una contesa drammatica la stagione del Bari. La squadra di Grosso abbandona il sogno Serie A per demeriti suoi e della società. Il 2-2 in 120 minuti a Cittadella sarebbe bastato e avanzato al San Nicola, non in Veneto dove gli uomini di Venturato hanno approfittato come nel peggiore degli incubi di quel fattore campo rimasto tanto in sospeso per giorni.

E allora, nell'analisi dell'ennesimo verdetto fallimentare dell'ennesimo campionato rimasto senza festa, non si può che contemplare anche quanto i calciatori non hanno certamente voluto né meritato. Loro il sesto posto lo avevano in fondo raggiunto sul campo, strappato da una vicenda che a rigor di sentenza non può trovare altri grandissimi colpevoli oltre a chi, paradossalmente, doveva più di tutti essere vicino e garante sulle sorti della squadra.

Premessa effettuata, non senza invito a richiarire in pubblico l'accaduto con la franchezza massima possibile, la gara del Tombolato è stata un'incerta altalena di emozioni. Il gol di Galano sembrava aver costruito le basi di un pomeriggio ben più felice, prima che una doppia gemma di Bartolomei riportasse nuvoloni neri sul sogno barese.

La reazione del Bari è stata negativa, rianimata solo dalla traiettoria beffarda di Nenè che ha regalato altri 30 minuti di vana speranza. Nei supplementari la gara si è contraddistinta solo per una giocata a giro di Floro Flores e un bailamme di espulsioni con furibonde risse annesse.

Finisce così anche quest'anno, nel definitivo sfiorire di un progetto tecnico mai pienamente decollato. Addetti ai lavori davano il Bari fra le squadre più attrezzate per il salto, molto poco si è poi realizzato in campo con la complicità del silente Grosso, inutilmente chiuso e spigoloso negli ultimi mesi, anche oggi protagonista di scelte ed esclusioni iniziali davvero troppo discutibili. Niente Serie A, soliti errori. Certo, nel calcio si vince e si perde, ma quanta rabbia.

Sezione: Copertina / Data: Dom 03 giugno 2018 alle 21:40
Autore: Redazione TuttoBari
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