Da leader indiscusso di uno spogliatoio (nella fattispecie quello dell'As Bari) a complice di una delle pagine più vergognose del nostro calcio come quella del calcioscommesse, il passo è breve, brevissimo. Per conferma, chiedere a Cristian Stellini, ex difensore del galletto, squalifcato dalla Procura Federale per le vicende di cui sopra e risalenti ai tempi in cui è stato (due anni fa) collaboratore tecnico di Antonio Conte al Siena.
Stellini è diventato, per l'opinione pubblica, colui per ha inguaiato lo stesso Conte nei processi tenuti l'estate scorsa a Roma (tesi avvalorata dal Tnas con la pubblicazione delle motivazioni dei 4 mesi di squalifica al tecnico bianconero, ndr). Ma l'ex capitano del Genoa non ci sta e, dalla colonne del Correre della Sera, spiega, confidandosi, la sua posizione in questa losca vicenda, senza dmeniticare di fare chiarezza su alcuni episodi che lo hanno riguardato da vicino durante la sua esperienza in Puglia, sponda biancorossa. Di seguito, i passaggi cruciali dell'intervista, evidenziati da TuttoBari.com:
Su Conte, e sulle sue presunte responsabilità che avrebbero portato il tecnico bianconero alla squalifica: "Non è vero: anche lui stava patteggiando, poi il suo accordo è saltato e sono rimasto io. Che, in tutto, ho preso due anni e sei mesi: troppi. Con i legali della Juventus avevamo concordato di non collaborare e chiuderla entrambi con il patteggiamento. Invece alla fine ho patteggiato solo io, e con ammissione di colpa, ovvero l’aver discusso di AlbinoLeffe-Siena del 29 maggio 2011 (1-0). Tutto nasce nella partita di andata: stiamo vincendo 2-1 e alla fine scoppia una lite. Poi mi pento e dico a Carobbio, che aveva amici nell’AlbinoLeffe, di andare a chiedere scusa e di dire che, alla fine del campionato, non ci saremmo fatti del male. Era una mossa strategica. Prima della partita di ritorno Carobbio mi dice di aver preso accordi con quelli dell’AlbinoLeffe. Io pensavo a un pareggio, però, non volevo perdere". E Conte? "Conte voleva arrivare primo, davanti all’Atalanta che l’aveva esonerato. Spronò la squadra come sempre. Poi se ti basta un punto per essere promosso, è chiaro che l’allenatore dica che l’importante è non perdere".
Capitolo Bari. Cosa è successo in Bari-Treviso dell’11 maggio 2008? "Alcuni giocatori del Treviso ci hanno chiesto di perdere. Io, Gazzi e Masiello eravamo contrari. Masiello ha sentito alcune voci prima della partita precedente e si è fatto squalificare apposta per non giocare col Treviso. Io sono andato a parlare col capitano Gillet, che mi ha rassicurato: “Noi giochiamo per vincere”. Ma poi un altro compagno mi ha detto di farmi gli affari miei. E così ho fatto. In campo, dopo cinque minuti, commetto un errore madornale e mi viene l’ansia: penso possano credere che faccio parte della combine. Faccio una scenata nello spogliatoio, ma comunque perdiamo". Tutti gli altri hanno preso soldi? "Non so, non c’ero nei giorni della distribuzione dei soldi, i miei li ho trovati nello spogliatoio. Li ho dati un po’ in beneficienza, un po’ al fattorino Iacovelli e un po’ li ho messi nel fondo per il premio promozione per lo staff. A Gazzi e Barreto è stato dato un computer. Ma non gli è stato detto che era per la partita. A Barreto hanno detto che era perché era capocannoniere, con Gazzi si sarà trovato un altro motivo". È vero che avete baciato la scatola con i soldi? "Mai visto una scatola nello spogliatoio".
Non denunciare una combine è un comportamento non propriamente corretto... "Rispondo con un episodio. Gioco nel Bari e incontriamo il Modena. Noi vinciamo e loro rischiano di retrocedere. Nell’intervallo uno di loro mi chiede: “Cosa vi importa?, dateci una mano”. Mi giro e vedo l’ispettore federale. Gli dico: ”Ha sentito?”. E lui: “Poverini, stanno retrocedendo”. Morale? I giocatori sono la parte debole del sistema. A Bari i tifosi arrivavano fino alle porte degli spogliatoi: chi ce li faceva venire? C’è una marea di gente che vuole scommettere e ti chiede informazioni. Io con questi non ho mai avuto a che fare".
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