Tra gli indagati del secondo filone pugliese sul calcioscommesse, dallo scorso agosto, c'è pure Jean Francois Gillet. Non uno qualunque se si considerano le 353 presenze in maglia biancorossa, recordman assoluto nella ultra centenaria storia del galletto. Numeri da leader, perché di questo si è trattato per oltre un decennio. Numeri da capitano, vero.

"A Bari ho dato tutto, non mi aspettavo che finisse così", è il primo pensiero di una lunga intervista concessa oggi dal portiere belga al quotidiano piemontese La Stampa. "Era ora di andare via, di cambiare aria e non solo per tutto quel che è uscito dopo nell’inchiesta sul calcio scommesse. Indagato? L’inchiesta è in corso e io ho fiducia. È fastidioso, ma non permetto che comprometta questo momento. Sto facendo bene al Toro, a fine gennaio divento padre: questo conta"Alla domanda se si fosse mai accorto di qualcosa, Gillet risponde: "Non ho nulla da nascondere. Non mi aspettavo che uscisse tutto quel che si è saputo poi, non credevo che dietro i problemi con certi tifosi ci fosse questo casino. A Bari ho dato anche più di quello che potevo. Anche come vita a Bari stavo benissimo, mia moglie è di lì. Sarà difficile trovare le parole giuste con mio figlio, ma forse no, basterà guardarlo negli occhi, fargli capire che il suo papà non ha fatto niente di male".

Vola tra i pali, anche a Torino, lo fa dopo aver ritrovato Giampiero Ventura: "Con lui ho un rapporto schietto, limpido. È stato il primo ad andare oltre la mia altezza, mi ha sempre considerato per quello che potevo dare e non per i miei dati fisici. C’è chi ha lo stereotipo fisso: in porta ci deve essere un corazziere, da 1,90 in su. Far cambiare idea alla gente è esaltante, mi ha dato carica e ho imparato il senso della gratitudine, so cosa devo a Ventura perché mi ha dato molte possibilità".

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 25 ottobre 2012 alle 19:15
Autore: Davide Giangaspero
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