Il Bari è tornato in Serie B a quattro anni dal fallimento. Una categoria che meglio si addice alla piazza barese, che nel corso della sua ultracentenaria storia ha vissuto per ben 50 stagioni. Continua oggi il nostro viaggio nella storia che proverà a far rivivere questi campionati, segnati dalla gioia di una promozione alla tristezza di una retrocessione, ma anche dalla felicità di una salvezza raggiunta miracolosamente alla rabbia per un sogno svanito sul più bello. Dopo lo scorso episodio che trattava la fallimentare stagione 2017/18, facciamo un salto indietro di vent’anni fino alla memorabile stagione 1996/97.
Il Bari parte in estate dai cocci di una dolorosissima retrocessione dalla Serie A. Non sono bastati, infatti, i 24 gol di Protti, capocannoniere del campionato (con Signori) a salvare il galletto. In tanti lasciano il capoluogo, a partire dallo Zar ceduto alla Lazio per 7 miliardi di lire o l’altro attaccante Kennet Andersson al Bologna. Regalia, in accordo con Matarrese, decide di ripartire da una nidiata di giovani bomber: Marco Di Vaio, Francesco Flachi e l’astro nascente del settore giovanile Nicola Ventola. Accanto a loro il sangue sudamericano di Guerrero, di rientro dal prestito al Merida.
Inutile nascondere come ci sia grossa sfiducia intorno alla squadra, allenata dal riconfermato Fascetti inviso al pubblico barese. Non vengono date grosse chance di promozione ai biancorossi e le poche presenze sugli spalti ne sono un chiaro esempio. Il Bari così inizia il suo campionato con un andamento abbastanza lineare. Chiude il girone d’andata con 29 punti, per effetto di 6 vittorie e 11 pareggi, galleggiando nel limbo della classifica.
Nel ritorno, però, la macchina si inceppa e arriva una serie di sei gare senza vittoria, di cui tre ko consecutive. In un ambiente sfiduciato per la promozione che pare un miraggio, l’epifania biancorossa si consuma nel derby col Lecce, giunto al San Nicola da secondo in classifica. È Klass Ingesson con una doppietta a dare un’iniezione di fiducia a squadra e ambiente, portando alla vittoria i galletti per 2-1. Il Bari, rinato, macina vittorie guidato dal fiuto del gol di Ventola.
Il pari a Foggia resta negli annali del calcio per la decisione presa da Collina di invertire le squadre in campo per intemperanze dei tifosi rossoneri. La festa si consuma la settimana dopo in casa col Castel di Sangro già retrocesso. I pugliesi hanno la meglio per 3-1 centrando il quarto posto che vuol dire Serie A. Tutto questo davanti a 58.000 spettatori (ma, forse, molti di più). La contestazione si trasforma in passione, la rabbia in gioia. È il bello del calcio, molto più di un semplice sport.
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