Massimiliano Tangorra, barese verace, ha vestito per 33 volte, in campionato, i colori biancorossi, mettendo a segno anche 3 gol. In esclusiva ai nostri microfoni, l’ex difensore ricorda: “Rammento il mio esordio, a Parma, nel febbraio 1989. Entrai a gara in corso, con la squadra ridotta in dieci, sostituendo Scarafoni. C’erano avversari di prestigio, come Melli, Osio, Minotti. Mister Salvemini mi gettò nella mischia. Confesso che nei primi sette/otto minuti non riuscivo a muovere le gambe, per l’emozione. Pareggiammo 0-0, ed andò tutto bene.”
Quell’anno, concluso con la promozione in A, l’allora diciannovenne non venne più impiegato, e, dalla stagione seguente, iniziò una girandola di prestiti, mandato a farsi le ossa tra Monopoli, Andria ed infine Trieste.
Tangorra rientrò a Bari nell’estate del 1993, con una compagine totalmente rivoluzionata:“La squadra, in cadetteria, era stata ridimensionata e non partivamo con i favori del pronostico, con Materazzi in panchina. Io, Amoruso e Bigica eravamo i tre originari del capoluogo pugliese. C’erano Ricci e Mangone, sconosciuti provenienti dalla C. Eravamo molto giovani, trainati dagli esperti Brambati, Fontana, Tovalieri, Protti. Fu un’annata magica, segnai nel derby contro l’Andria, al S. Nicola, e firmai una doppietta, nel nostro impianto, con il Modena. Ogni partita casalinga c’era sugli spalti una vagonata di gente che conoscevo. Eravamo una squadra molto professionale, e noi baresi demmo qualcosa in più, raggiungendo inaspettatamente la massima serie.”
Da quella grande gioia venne la possibilità di misurarsi con grandi campioni: “Fu un’estate travagliata. Arrivarono Annoni e Manighetti, e la concorrenza nel mio ruolo aumentò. Giocai a Torino, contro la Juve, alla seconda giornata. Perdemmo 2-0, ma facemmo una buona gara, sbagliando anche un rigore. La società fece altre scelte, ed anche Materazzi da quel giorno mi relegò in tribuna. Dopo qualche gara, allora, scelsi di accettare l’offerta dell’Ancona, in B. Non mi aspettavo un epilogo così.”
Ma la sua avventura con i colori della propria città non finì qui, perché, da allenatore, venne chiamato dal club a guidare gli Allievi Nazionali, nel 2011-‘12: “Fu una bella esperienza. Il mestiere di tecnico è molto differente. Da calciatore, ci si deve preoccupare di sé stessi e delle proprie prestazioni. Fare il trainer sul piano gestionale è molto più complesso. Mi contattò Geria, allora responsabile del settore giovanile, e già conoscevo Torrente, con il quale ho giocato tre anni nel Genoa. Scelsi di accettare l’offerta di allenare i ragazzi, con prospetti interessanti come Mercadante, oggi a Monopoli. Negli ultimi tempi già intravidi le difficoltà economiche che avrebbero attanagliato il club, quando iniziò a mancare il materiale tecnico, necessario per allenarsi. Ci sentimmo un po’ abbandonati, ma terminammo la stagione, comportandoci in maniera molto corretta.”
Sul futuro dei galletti l’attuale coach del Barletta non si sbilancia: “Ci si muove a tentoni. In primis va salvaguardata la salute. Credo che i dirigenti del nostro calcio valuteranno il da farsi. Il Bari deve aspettarsi, a classifica cristallizzata, di poter disputare i playoff, come sarebbe giusto. Io credo che daranno la possibilità di giocarsela sul campo, attraverso scontri diretti, almeno tra le squadre seconde classificate. Artifizi come la media punti darebbero luogo a ricorsi infiniti.”
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