L'ultima promozione in A del Bari compie, in questa stagione, sedici anni. Un'eternità per la piazza barese che aspetta, da quel momento, un nuovo sussulto in serie cadetta. Per celebrare quell'incredibile annata, la stagione 2008-09, abbiamo intervistato i protagonisti di quel campionato. Il quinto calciatore della nostra rubrica è Raffaele Bianco, che ha vissuto a Bari due parentesi: la stagione 2008-09, quella della promozione, e dal 2019 al 2022, anno in cui ha conquistato la sua seconda promozione con i galletti, stavolta in B. Attualmente Bianco è direttore tecnico del settore giovanile dei biancorossi.
Sul suo arrivo a Bari: "Quando arrivai a Bari avevo 21 anni e fu la prima vera esperienza tra i grandi. Prima avevo giocato qualche match alla Juve ma lì venivo dal settore giovanile ed è stato un prosieguo. L'arrivo a Bari l'ho vissuto con emozione e con un pizzico di sana paura agonistica. Lo stadio mi faceva venire i brividi".
I momenti topici della stagione: "Ricordo, di quella stagione, un match ad Empoli, i primi di dicembre. Perdemmo 2-0 e quella sconfitta ci fece male. La sera tornammo in hotel e il mister volle farci un discorso per toglierci un po' di responsabilità. Ci disse che non dovevamo vincere per forza il campionato e che tutto andava costruito, tappa per tappa. Per arrivare all'obiettivo bisognava passare anche da momenti come quello. Da un certo punto di vista quello fu il momento chiave, secondo me, della stagione. Ci rimettemmo in carreggiata e cominciammo a fare vittorie importanti. Il mercato di gennaio, poi, ci diede la spinta decisiva".
Sulla gioia promozione: "La festa promozione è stata un qualcosa di difficilmente spiegabile. Già quando arrivammo in aeroporto la gente ci riempì del loro affetto. C'erano schiere di motorini che seguivano il bus e proprio sotto il mezzo c'era persino mia madre che mi seguiva da vicino. È un qualcosa di difficilmente spiegabile, a parole".
Su Conte: "Quando dicono che gli allenatori non incidono è falso. Conte era alle prime esperienze e già ti spronava e tirava fuori il meglio di te. Non si diventa a caso uno dei migliori allenatori del mondo".
Chi, della rosa, aveva maggiore potenziale: "Ranocchia in B aveva giocato poco ma esprimeva già un grandissimo potenziale. Nel finale del girone di ritorno trovò maggiore spazio e si mise in mostra. Ha fatto una bella carriera ma secondo me avrebbe potuto fare ancora di più, era un talento raro".
Sui compagni con cui ha legato di più: "Sono legato a De Vezze, ci vediamo e ci sentiamo spesso. Quando giocavo a Cerignola venne come collaboratore di mister Tisci e ci siamo ritrovati in quella bella parentesi.Molti altri amici di quella stagione li sento via social e via whatsapp".
Sull'importanza della piazza pugliese: "Bari la metto al primo posto come passione, come vetrina e come piazza. Ho giocato in altre piazze importanti ma Bari, in assoluto, è stata la più calda".
Sul suo nuovo lavoro: "Con i giovani ci vuole tempo, è normale. Per avere risultati ci vogliono degli anni. Come prima esperienza è un qualcosa di assolutamente formativo; ricevo tanto dal punto di vista umano e della passione e cerco di restituirlo, insegnando quello che so. I ragazzi di oggi sono cambiati rispetto al passato e sono distratti da mille cose. Per arrivare ad alti livelli ci vuole costanza, dedizione e disciplina tutti i giorni. Lo dico sempre ai ragazzi, nella speranza che qualcuno di loro realizzi questo bel sogno".
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