Oggi il Bari si ritrova a leccarsi le ferite dopo una stagione piuttosto deludente: fuori dai playoff, con il San Nicola svuotato dall’entusiasmo e una squadra mai davvero capace di accendere la piazza. È il momento di guardarsi allo specchio e ripartire. Non con slogan o proclami, ma con scelte chiare, idee forti e un progetto che rimetta al centro tre parole dimenticate: identità, ambizione, appartenenza.
Il fallimento sportivo di questa stagione non può essere archiviato come un semplice passo falso. È stato, piuttosto, il risultato di una gestione confusa, di un mercato senza anima e di una squadra costruita senza un filo logico. Pochi leader in campo, zero continuità. Il Bari è sembrato spesso in balia degli eventi, più che artefice del proprio destino.
Eppure, proprio dalle macerie nascono le opportunità. La dirigenza adesso ha il dovere morale di ricostruire una squadra che torni ad assomigliare alla sua città: passionale, tosta, orgogliosa. Bari non vuole favole, vuole rispetto. Vuole un progetto serio, che non guardi solo alla classifica, ma anche alla crescita di giovani e al ritorno di una mentalità vincente.
Servono uomini prima che nomi. Basta rincorrere i prestiti senz’anima. Meglio un ragazzo che lotta per la maglia che un profilo da curriculum stanco. E poi serve un allenatore con una visione chiara, non solo tattica, ma identitaria: uno che sappia ridare un gioco, ma anche un senso d’appartenenza.
Tutto parte dalla panchina. Dopo la parentesi di Moreno Longo, che non ha lasciato il segno nella sua breve avventura biancorossa, il Bari è di nuovo alla ricerca di una guida tecnica. La lista dei candidati è lunga e variegata: dal profilo solido di Sottil, ad Aquilani, passando per Vivarini, Foti e D’Aversa. La scelta sarà decisiva: serve un allenatore con visione, leadership e la capacità di entrare in sintonia con una piazza che pretende trasparenza, gioco e spirito.
Il San Nicola, quando sente profumo di verità, sa riempirsi come pochi stadi in Italia. Ma va riconquistato. Non con una campagna abbonamenti accattivante, ma con prestazioni vere, parole giuste ed una società presente. Il Bari riparta da chi ha fame. Da chi vuole crescere. Da chi capisce cosa significhi giocare in una piazza che non perdona, ma che sa amare come poche. La Serie B è un campionato duro, ma anche pieno di possibilità. A patto di avere una visione, e il coraggio di seguirla. Il tempo delle scuse è finito. Ora, è il tempo delle scelte. Coraggiose, definitive, serie. Perché Bari merita molto di più. E non aspetterà per sempre.
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