Dopo le esperienza italiane con Bari e Andria, Ionut Rada è tornato in Romania. L'esperto difensore centrale ora milita nel Sanatatea Cluj, formazione della serie C rumena. Nel frattempo Rada svolge le attività di personal trainer e di opinionista in una tv locale. A breve, nel mese di giugno, tornerà in Puglia, terra a lui molto cara, come affermato ai nostri microfoni: "Mi manca moltissimo, a giugno sarò lì qualche giorno. Seguo sempre i risultati del Bari. E’ giusto che i tifosi siano arrabbiati dopo quello che è successo la scorsa estate. La vittoria della D è un primo passo verso la scalata che dovrà portare i biancorossi in B e spero in un futuro non molto lontano in A. Neanche la C è fatta per la città di Bari. Bisogna cercare di emulare il Parma. E’ importante costruire un progetto che dia sicurezza ai calciatori. E’ inutile cambiare venti giocatori ogni sei mesi come è stato fatto con le precedenti proprietà. Occorre un nucleo di elementi su cui basare il progetto. La società attuale è forte, gestisce anche il Napoli, e sono certo che sa cosa deve fare nell'immediato futuro".

Nel Bari giocano due suoi ex compagni come Brienza e Di Cesare: "Anche in D o in C, è impossibile rifiutare un’offerta del Bari. Ho giocato solo un anno e mezzo ma ho capito cosa ti può dare una piazza come Bari. Le emozioni sono state bellissime, giocare in casa con 40mila persone e fuori con 4-5mila come quando andammo a Cesena. Quando le cose non vanno bene, c’è pressione. Ma il calcio vero è questo, le critiche servono a svilupparti come calciatore e soprattutto come uomo. E’ una città dove ti senti calciatore. A prescindere se giochi in casa o fuori, i tifosi sono sempre accanto a te. Di Cesare e Brienza sono molto importanti per il gruppo e per dare consigli ai più giovani".

Rada ha spiegato anche i motivi per i quali fu costretto a lasciare la formazione biancorossa: "Quando arrivò la nuova società con a capo Giancaspro, era arrivato Stellone come allenatore. Lui durante la preparazione estiva mi diceva che avrebbe puntato su di me. Mentre il direttore sportivo Sogliano aveva un solo obiettivo. Voleva che andassi via, me lo ripeteva sempre. Io invece volevo restare, so che avrei potuto dare ancora qualcosa alla causa. Addirittura facemmo un incontro dove eravamo presenti io, il mio avvocato e Giancaspro. Il presidente aveva fiducia in me ma disse che doveva affidarsi unicamente alle scelte di Sogliano". 

Sezione: Esclusive / Data: Mar 30 aprile 2019 alle 17:30
Autore: Mario Caprioli
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