L'ultima promozione, in A, del Bari compie sedici anni. Un'eternità per la piazza barese che aspetta, da quel momento, un nuovo sussulto dello stesso spessore. Per celebrare quell'incredibile annata, la stagione 2008-09, inauguriamo, quest'oggi, un nuovo ciclo di interviste ai protagonisti di quel campionato. Il primo della nostra rubrica è Vitali Kutuzov, potente attaccante bielorusso che ha giocato in Puglia dal gennaio 2009 al 2012. Nello scorcio di campionato da gennaio a giugno 2009 Kutuzov scese in campo diciotto volte e segnò ben cinque reti.
I ricordi di quell'annata: "Mi rimangono diversi flash: i successi uno dopo l'altro, la bellezza di Bari, il riconoscimento e l'amore dei tifosi. Quel gruppo era speciale perché era facile integrarsi e c'era una perfetta collaborazione tra squadra, allenatore e staff, in cui c'era anche il fratello di Conte. Mi piace ricordare, a tal proposito, Gian Piero Ventrone (preparatore atletico in quell'annata e in diverse occasioni con Conte, scomparso nel 2022) che per me, personalmente, fu fondamentale. Era una persona di spessore, sia sul lavoro che fuori dal campo".
Su Conte: "Il mister si faceva capire bene e noi capivamo che ci avrebbe portato lontano. La sua carriera da giocatore parla per lui e si intuiva, già al tempo, che sarebbe potuto diventare anche un grande allenatore. C'è un aneddoto curioso che riguarda me e lui: a gennaio 2009 Conte chiamò il direttore Petrachi e gli chiese se avrebbero dovuto ingaggiarmi. Petrachi rispose, senza se e senza ma, che se Conte avesse voluto vincere il campionato avrebbe dovuto puntare proprio su di me".
Un aneddoto su Bari e sulla sua infanzia: "Qualche anno prima di arrivare a Bari, venni a giocare al San Nicola col Pisa e trovai lo stadio vuoto. Mi dispiacque parecchio dato che era una città e uno stadio che ammiravo sin dai tempi di Italia 90, manifestazione in cui avevo visto in tv lo stadio sempre gremito. Tra le grandi soddisfazioni dell'annata della promozione c'è sicuramente il fatto di aver riacceso la passione e di aver riempito nuovamente lo stadio".
Sui suoi compagni: "Era un gruppo di spessore, ci si ritrovava una volta a settimana a uscire tutti insieme. Legai molto con Barreto perché incontrai un ragazzo semplice e genuino. Mi piaceva dialogare anche sul campo con lui, date le sue grandi capacità tecniche".
Sul match che ha dato la svolta alla stagione: "Senza dubbio la gara di Sassuolo. I neroverdi erano nei primi posti e dovevano vincere a tutti i costi. Invece prevalemmo noi, in scioltezza, con un mio gol tra l'altro, e da lì balzammo in testa. Da quel momento non ci siamo più fermati e abbiamo cominciato ad accumulare un bel po' di punti importanti".
Dopo il ritiro la carriera nel mondo dello sport non si è fermata: "Dopo aver smesso col calcio ho cominciato a giocare ad hockey, che era un mio grande hobby e sport molto popolare in Bielorussia. Sognavo di essere un giocatore di hockey e ho realizzato anche questo, togliendomi qualche soddisfazione.Posso dirmi soddisfatto per entrambe le mie carriere".
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