Sembrava il classico affare che accontenta tutti. A conti fatti, l'affare non ha accontentato nessuno. A maggio, Francesco Grandolfo, con la prestazione monstre di Bologna, sembrava poter diventare il nuovo astro nascente del Bari. L'uomo della provvidenza. Che mica capita di vedere tutti i giorni un pischello di diciotto anni fare tre gol in una sola gara di serie A! Gol, gol e ancora gol: hattrick, avrebbero detto gli inglesi. Il nuovo Cassano, dicevano, invece, i baresi, suggestionati, forse, anche dalla comune militanza nella Pro Inter dei due. Poi è andata come è andata: il Bari ha fatto la sua discesa negli inferi della cadetteria e Grandolfo, a fine agosto, è passato al Chievo. Affare con molti zero per la società di via Torrebella? Macchè. Prestito con diritto di riscatto. Il calcio al tempo della crisi. Fatto sta che quella cessione, seppure temporanea, non ha provocato sedizioni nè secessioni dell'Aventino da parte dei tifosi del Bari. Rassegnazione? Protestare stanca?

"In bocca al lupo, Francesco", dicevan tutti. Chissà, forse si aspettavano l'esplosione definitiva al Chievo. O, per lo meno, un po' di gare per le giovani gambe del talento barese. Sapete com'è finita? Che, ad oggi, Grandolfo non ha ancora esordito in serie A con la maglia dei veronesi. Anzi, a dirla tutta, Di Carlo l'ha portato in panchina solo nelle gare contro il Napoli e il Cesena. Pellissier, Moscardelli, Paloschi, Thereau, Uribe: concorrenza sleale. A Grandolfo, su al Nord, gli fanno fare il fenomeno col la Primavera, con il rischio di ammuffirlo un po'. Domanda: ma allora, dato che l'affare non ha fruttato chissà quali favolose plusvalenze, per il Bari non era meglio tenerselo per la B? Visti gli attaccanti attualmente in rosa e fuori rosa dei biancorossi, un enfant prodige così sarebbe servito come il pane.

Sezione: Gli ex / Data: Mer 23 novembre 2011 alle 21:30
Autore: Diego Fiore
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