Guardando con distacco la prima parte di stagione di un Bari che, nonostante le difficoltà in cui è incappato in alcuni momenti, conduce con merito il Girone C di Lega Pro, uno degli elementi che salta all’occhio è quello della profondità della rosa al quale può attingere Michele Mignani. Fattore fondamentale, frutto dell’attento lavoro estivo di un Ciro Polito che, pur navigando fra mille difficoltà di vario genere, è riuscito a fornire al tecnico alternative di qualità in ogni reparto, garantendo quella coperta lunga in grado di avvolgere la squadra anche nei momenti di difficoltà.
Grazie a questo fattore, il Bari è riuscito a superare indenne tutte le difficoltà generate in questa prima parte di stagione: vero, il periodo in cui Mattia Maita e Andrea D’Errico sono stati assenti è coinciso con una flessione globale dell’intera squadra, ma è difficile chiedere di mantenere la stessa efficienza a una rosa al quale vengono tolti due pilastri essenziali in una zona nevralgica del campo come quella mediana. Ciò che conta, del resto, è l’abilità con cui i biancorossi hanno saputo affrontare le difficoltà, reagendo da gruppo maturo e portando a casa punti utili per scavare nuovamente il solco fra sé e le inseguitrici.
Lo stesso Polito, del resto, ha sintetizzato la sua filosofia di calcio in un “si vince con chi sta fuori”, che racchiude perfettamente una prima parte di stagione in cui spesso il contributo di chi parte dalla panchina è stato fondamentale. Mignani, del resto, si è subito fatto conoscere per l’abilità nel leggere le partite, sfruttando al meglio i cambi per cambiare gare complesse. Eppure, nelle ultime settimane, sembra delinearsi una situazione particolare: si potrebbe dire, parafrasando Orwell, che se tutti sono titolari … alcuni sono più titolari di altri.
Perché nelle ultime due gare per la prima volta il tecnico ha confermato lo stesso undici per due gare consecutive, ottenendo risposte importanti. Del resto, quello di una maggiore continuità di formazione era stata una richiesta giunta da più parti. Vedendo la situazione da fuori non si può far altro che fotografare, sospendendo ogni giudizio di sorta: del resto, come si potrebbe giudicare se non positivamente un tecnico che fino ad ora sta dominando il campionato?
Che permanga la continuità o che si torni alle continue rotazioni, dunque, fiducia a Mignani. Per evitare quell’ottovolante di emozioni e quella critica facile che anche nella stagione in corso talvolta hanno colpito la piazza biancorossa, nonostante i momenti negativi sono stati assolutamente passeggeri e non hanno mai intaccato il primato. Anche perché, alle porte, c'è un mese decisivo: in questo momento serve tenere i piedi ben saldi per terra, senza volare con la fantasia. Ma scollinare il gran premio della montagna dato dalle prossime tre partite, in cui il Bari affronterà Avellino, Taranto e Palermo, potrebbe rappresentare uno step decisivo verso quella promozione tanto ambita. Sarà un punto di svolta? Difficile dirlo, ma in ogni caso va affrontato con fiducia e serenità. Possibilmente evitando drammi enormi in caso di incidenti di percorso: questa squadra ha dimostrato di sapersi rialzare in fretta.
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