A cura di Marco Iusco
Emiliano Bigica, nato a Bari il 4 settembre del 1973, disputa una carriera ad alti livelli fino all’approdo a Firenze, dopodiché accusa un grave infortunio che lo costringe a rinunciare a giocare in grandi club e scendere di categoria. La scorsa stagione, ed anche quella precedente Bigica aveva allenato gli allievi del Novara calcio. Attualmente allena il Vigevano.
Ecco l’intervista integrale:
1. Ciao Emiliano, il tecnico Materazzi ti selezionò da subito come capitano, che ricordi hai di quella stagione? Perché sei rimasto solo due anni nella tua città?
Ricordo benissimo e tutto di quegli anni fantastici. Sono nato a Bari, ho vissuto per quasi ventidue anni a Bari e d ho i genitori e parenti che ci vivono, non appena il lavoro me lo permette scendo. Di quegli anni ricordo che il mister Materazzi mi scelse come capitano nonostante ci fossero in squadra gente con grande esperienza e storia nel Bari come Pedone, Igor Protti, Tovalieri, Amoruso, Gautieri.
Me ne sono andato, chiarisco perché in passato sono stati creati equivoci, non per mia volontà. Ma la società aveva deciso di capitalizzare la mia cessione e quella di Lorenzo Amoruso alla Fiorentina, e noi a malincuore abbiamo accettato la scelta. A Firenze siamo stati benissimo, ma ripeto io credevo nel progetto Bari, e sarei rimasto perché avevamo una buona intelaiatura e tanta voglia di far bene, ma la società ha deciso di puntare ad altri obiettivi…
2. Dopo aver disputato stagioni importanti con la maglia viola, sei passato al Napoli ed hai iniziato una fase discendente della tua carriera, hai qualche rimpianto?
Per carattere sono uno abituato a lottare, e quindi non ho rimpianti. A Firenze le prime stagioni avevo sempre giocato, poi a causa di qualche infortunio e tanta concorrenza, non sono più riuscito a giocare con continuità, quindi scelsi Napoli, sperando di rilanciarmi. Mi sono rotto il legamento crociato praticamente subito, lì ho chiuso la mia carriera ad alti livelli perché non sono più riuscito a riprendermi, e quando avevo recuperato era difficile poter giocare dato che la squadra stava ben piazzata in classifica non c’era più spazio per attendere il sottoscritto. Scelsi di scendere di categoria a Salerno, giocando qualche partita e continuando ad accusare piccoli infortuni muscolari che hanno segnato la mia carriera fino al ritiro.
3. Nel 1994 sei stato il capitano della Nazionale Under 21 guidata da Cesare Maldini, in quella squadra c’erano alcuni campioni ancora in attività come Fabio Cannavaro, Pippo Inzaghi ed altri ancora che hanno realizzato una grande carriera. Quell’anno vincesti il campionato europeo con la fascia di capitano, cosa hai provato?
Per mia fortuna in quasi tutte le squadre che ho giocato venivo scelto stato capitano, sono sempre stato il leader del gruppo. Quella finale fu indimenticabile, ed al termine di quell’esperienza eravamo consapevoli che molti di noi avrebbero realizzato una grande carriera.
4. Un pronostico sulla stagione del Bari? Se avessi la possibilità di vederti qualche partita quale sceglieresti?
Io sinora ho visto un Bari competitivo. Credo che quest’estate sono stati fatti degli innesti importanti. Auguro a Bari e i baresi di realizzare il sogno di calcare palcoscenici importanti che merita per il tifo e la squadra stessa. Sarà un campionato difficile, ma si potranno salvare perché hanno lo spirito di una squadra combattente con un allenatore molto esperto.
Non scelgo nessuna partita perché sto allenando. Ma non appena torno a Bari per salutare la mia famiglia ed amici, vado sicuro a vedermi qualche partita dei biancorossi di cui sono tifoso da sempre.
5. Ho avuto modo di leggere di una tua dichiarazione durante la presentazione stampa da allenatore del Vigevano calcio, nella quale hai dichiarato di volerti ispirare al Bari degli anni tuoi quando inizialmente lo stadio era deserto e poi siripopolò. Che obiettivi hai? Ed hai un allenatore che ti ispiri o un tuo modulo personale?
Ho voluto portare l’esempio di quando giocavo io nel Bari. Mi ricordo una partita dove erano duecento paganti contro la Cremonese. Era frustrante vedere uno stadio da oltre sessantamila posti semideserti, poi però con il bel gioco e risultati, siamo andati avanti ed i nostri tifosi non hanno apprezzato daccapo. Questo è il mondo del calcio, in realtà non c’è spazio per “sentimentalismi”.
Per fare bene dobbiamo essere cinici, categorici, e competitivi. Chiedo a tutti gli sportivi e tifosi del Vigevano, di ripopolare lo stadio. Non seguo un modello come allenatore,ma gioco con un modulo mio, che adatto a seconda dell’avversaria.
Tuttobari.com ti ringrazia per aver rilasciato questa intervista, facendoti un grosso in bocca al lupo per la tua nuova carriera da "allenatore".
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