Nel proseguo della nostra intervista ad Alessandro Del Grosso, trova spazio un suo ricordo indelebile sull'esperienza barese: "L'esultanza di Cassano al gol contro l'Inter. È esploso uno stadio. Non solo perché Cassano ha segnato una bellissima rete, ma perché quel ragazzo rappresentava Bari, una città che vince contro una grande squadra che in quegli anni vinceva dovunque".
Sulla scelta di allenare prevalentemente le giovanili, per ultimo al Pomezia, spiega: "Ho fatto una scelta tre anni fa, in cui mi sono detto tra me e me che dovevo dare qualcosa alle nuove leve, ai nuovi giocatori. Inoltre volevo capire perché qui non c'è questa esplosione di talenti italiani, al contrario dell'estero. Ci sono tanti ragazzi che vorrebbero giocare, fare bene, addirittura arrivare in Serie A, ma non è facile".
Così si esprime sulle difficoltà di emersione dei giovani, parlando ai genitori: "Non è facile arrivare per i genitori, perché quando un genitore che pressa e ti sta addosso, che reputa il figlio il più forte di tutti, allora sbaglia. Sono un po' la loro "rovina". L'allenatore dice al ragazzo che deve fare una sovrapposizione? Il padre da sopra gli dice di stare dietro, di attaccare. È normale che poi i ragazzi vanno in confusione. Se uno registrasse una partita in tribuna, rimarrebbe sbalordito".
Parole dure anche sugli allenatori: "Molti tecnici, mi dispiace dirlo, sono dei copia e incolla. Non riescono a trasmettere quello che vogliono perché sono incapaci. Le società antepongono il proprio bene a quello dei ragazzi, che devono essere la priorità. Non c'è più qualcosa nelle scuole calcio. Sono andato a vedere nelle giovanili e tutti vogliono fare Ancelotti, emulare i migliori allenatori del mondo, il Tiki Taka. Oggi i ragazzi sembra che stanno con il joystick. Manca fantasia. Ho visto allenamenti delle scuole calcio al Real Madrid e al Barcellona: lì l'allenatore dice solo complimenti e parole positive. Qui invece vedo che gli allenatori correggono solo senza dimostrare il modo corretto in cui una cosa andrebbe fatta"
Molto puntuale anche sulla questione arbitri: "Domenica, nel Lazio, gli arbitri di tutti i settori dall'Under 14 all'Eccellenza hanno indetto uno sciopero perché un arbitro è stato picchiato. È una cosa assurda. Non si deve fare. Bisogna rispettarli, sia che facciano giusto sia che sbaglino. I ragazzi apprendono questo atteggiamento da parte dei mister e se la portano dietro. L'arbitro sbaglia, purtroppo, ma è normale. Per fargli dare confidenza, bisognerebbe farli dirigere le amichevoli, anziché organizzare allenamenti congiunti, così anche loro capiscono e fanno esperienza. Vengono buttati lì e vedono la regola giusta, che va però interpretata".
Non tutto però è negativo...:"Di tecnici preparati ce ne sono ma, come nelle migliori cose, devono essere pagati. Perché studiano, levano tempo alla famiglia e si aggiornano, perché il calcio va studiato, oltre che guardato. Non dobbiamo rimanere a vent'anni fa, dove bastava essere bravi. Dobbiamo guardare la dinamicità, la tecnica, l'esplosività, a 360 gradi. Chi sta nelle scuole calcio, dovrebbe insegnare il movimento, l'1 vs 1, lo stop, il calcio, la direzione dei piedi, per dirne alcune".
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