Nel calcio, anche le annate che poi divengono trionfali passano da crocevia fondamentali, che possono svoltare, in meglio od in peggio, una stagione. Accadrà molto probabilmente anche al Bari di Marino, atteso sabato prossimo dalla sfida al S. Nicola contro l’Ascoli, in programma alle 14, ed attualmente decimo in graduatoria in B, con 2 lunghezze di svantaggio sulla zona playoff e 6 in più dell’ultima squadra ora in odor di playout, che è lo Spezia, a quota 8, ma con una partita disputata in meno dei galletti.
Proprio contro i marchigiani, nell’impianto barese, i galletti vissero un bivio del genere nel corso del campionato dell’ultima promozione in A, con Antonio Conte in panchina, nel 2009. Il match del 21 febbraio di quell’anno, valevole per la ventisettesima giornata del torneo cadetto, si svolse con i biancorossi in testa, insieme al Livorno, a quota 46 punti in graduatoria, e reduci da tre pareggi consecutivi, l’ultimo dei quali proprio in terra labronica.
Diversa la situazione dei bianconeri, allora in una tranquilla posizione di metà classifica, allenati da Franco Colomba. I pugliesi, orfani di due cardini dell’organico come Barreto e Donda, ebbero in avvio una enorme occasione con Caputo, il cui tiro venne salvato sulla linea da Bellusci. I guai, per i padroni di casa, ebbero inizio al 28’, quando l’ascolano Simone Pesce bucò Gillet con un siluro su punizione.
All’intervallo si arrivò con gli ospiti in vantaggio di misura, ed il Bari arrabbiato per un possibile rigore non concesso, dopo un dubbio tocco di mani in area di Bellusci su tiro di Guberti. Buio pesto, per la squadra di Conte, ad inizio ripresa, con l’Ascoli avanti 2-0 dopo tre minuti, grazie alla rete di Giorgi, bravo a sfruttare un assist dell’albanese Edgar Cani, che anni dopo sarebbe passato in riva all’Adriatico nel corso della meravigliosa stagione fallimentare.
A ridare speranza agli 11 mila spettatori presenti nell'impianto barese ci pensò Guberti al 60’, abile a sfruttare, anche con un po’ di fortuna nella deviazione verso la porta con la caviglia sinistra, un bel cross di Rivas. Mister Conte gettò nella mischia, a quel punto, Lanzafame e Kamata, nel tentativo di recuperare lo svantaggio.
Fu bravo Guarna, all’epoca estremo difensore marchigiano, ad opporsi ad una punizione di Parisi e ad una conclusione di Lanzafame da dentro l’area. Nulla potè, però, il portiere, sul tiro dagli undici metri dello stesso Parisi, conseguente ad un fallo di Nastos su Kamata, in pieno recupero, al minuto 92, utile a fissare il risultato sul 2-2 finale.
Il Bari trovò così il pareggio (il quarto di fila) e perse la testa della classifica a favore del Livorno, venendo raggiunto in graduatoria anche dal Parma. Ma forse anche da quel pari, maturato dopo una rimonta non semplice, quel gruppo trovò nuova linfa e la giusta motivazione per iniziare la cavalcata che, a fine stagione, lo avrebbe portato a vincere il campionato in solitaria, centrando quella che è ancora oggi l’ultima promozione in A della storia biancorossa.
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