Le più belle favole sono fatte per essere raccontate e tramandate di generazione in generazione. E il Bari, di storie romantiche, ne ha vissute diverse nel corso della sua storia. Durante la stagione 2009/10 il capoluogo pugliese fu teatro di un’annata calcistica indimenticabile per i suoi abitanti – e non solo.
Già dal precampionato vengono fatte scelte fondamentali per quella che diventerà una delle squadre migliori della storia biancorossa. In seguito alla partenza di Antonio Conte, artefice della promozione dei galletti in Serie A a otto anni dall'ultima volta, approda a Bari uno di quei profili curiosi, ma dal sapore irresistibile. Basta una frase per far scoccare la scintilla tra i tifosi e il nuovo tecnico Gian Piero Ventura: “Sono un allenatore che allena per libidine”, le prime parole di presentazione dell’allenatore genovese, che assumerà da quel momento in poi la denominazione di mister libidine.
Alle sue dichiarazioni apparentemente velleitarie seguiranno i fatti concreti.
Il presidente Vincenzo Matarrese resiste alle avances di tutta Italia per le stelle della squadra che hanno brillato nel precedente campionato, blindando in Puglia i talentuosi Emanuel Benito Rivas, Paulo Vitor Barreto e l’emblematico capitano Jean François Gillet.
Attraverso la campagna acquisti guidata dal DS Giorgio Perinetti, il club biancorosso agisce sul mercato con operazioni ciniche, volte a costruire un progetto ambizioso. Il roster dei galletti viene corroborato col connubio perfetto tra esperienza e freschezza: approdano alla corte di Ventura profili solidi come i centrocampisti Massimo Donati e Sergio Almiron, oltre che le due promesse del Genoa Riccardo Meggiorini e Leonardo Bonucci, già allievo del neotecnico biancorosso tra le fila del Pisa.
Il 4-4-2 di stampo venturiano è frizzante ed esplosivo, a tratti seduttivo. I galletti incantano tutta Italia - oltre che la stessa città di Bari - con risultati sorprendenti, arrivando a neutralizzare l’Inter dell’imminente triplete alla prima di San Siro e nella gara di ritorno. Seguono poi prestazioni storiche, che ancora oggi vengono raccontate, come il roboante 4-2 sul Palermo e il 3-1 contro la Juventus, in un San Nicola infervorato da 52.000 spettatori. Per alcuni mesi, il sogno di un piazzamento europeo, mai centrato nella storia del Bari, sembra più vivo che mai.
La ciliegina sulla torta, però, non arriva, a causa di un finale di stagione affaticato, condito da quattro sconfitte di fila. Resta però la grande soddisfazione per il decimo posto a cinquanta punti, solo cinque dal settimo posto, quota mai raggiunta dai biancorossi in massima serie, e per l’esplosione di giocatori come Bonucci e Barreto, autore quell’anno di quattordici gol.
Ad oggi, quel Bari rappresenta cronologicamente l’ultima squadra biancorossa ad aver raggiunto gli alti livelli del calcio italiano. Quei tempi sembrano lontani anni luce, e la strada per provare a riviverli è ancora lunga, ma la piazza barese ha tutte le carte in regola per risalire dall’inferno e uscire a riveder le stelle.
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