Forse non tutti, o meglio in pochi appassionati sanno che Emiliano Bigica, colonna del Bari di Beppe Materazzi
dal 1993 al 1995 ha un fratello, Claudio, quattro anni più giovane, ruolo portiere, che negli anni 90’ si mise in luce nelle giovanili biancorosse. Il meno reclamizzato dei fratelli Bigica mosse addirittura le attenzioni di Eugenio Fascetti che lo volle spesso in panchina, come vice di Fontana, nel girone di ritorno del campionato di serie A 95’-96’.
Ai microfoni di Tuttobari.com Claudio ci ha parlato della sua carriera calcistica, del rapporto con Emiliano ai tempi del Bari e di quella che è la sua nuova realtà da qualche anno, il calcio a cinque. Si perché, svestiti i panni del numero uno e messa la fascia da capitano al braccio, ora è la colonna del reparto arretrato del Città di Bari, club che milita in C1.
Allora Claudio, ripercorriamo un po’ la tua carriera così da presentarti al meglio ai lettori di Tuttobari.
“Dunque… Ho iniziato a giocare all’età di sei anni nella Polisportiva Libertas Valenzano con mister Carone. Poi sei anni più tardi andai al Bari, prima Giovanissimi, poi Allievi con cui nel 93’ vinsi il campionato nazionale. Nella finale abbiamo battuto il Brescia, una formazione che aveva in organico gente come Pirlo, Baronio, non so se ho reso l’idea…”.
Perfettamente, poi?
“Poi nel campionato 95’-96’ Fascetti mi volle spesso con sé in Prima squadra. Io mi ero già allenato diverse volte con loro ai tempi di Materazzi, ma non ero mai stato convocato. Il mister, invece, nel girone di ritorno mi portò proprio in panchina”.
Sembra che anche se riserva non passasti inosservato ad un certo Sandro Mazzola…
“Si infatti. L’anno dopo fu lui a portarmi ad Interello e farmi firmare coi nerazzurri, poi però andai subito in prestito al Brugherio in serie D. Nel 98’ feci il salto di categoria andando a giocare in C2 a Bisceglie. Il secondo anno ci furono dei problemi e la società fallì e da lì retrocedemmo nei Dilettanti”.
Dopo vita nuova col calcetto?
“No, ho continuato a giocare a calcio sino al 2007. Gli ultimi due anni li ho passati a Tricarico in Eccellenza, poi per gioco mi sono avvicinato al calcio a cinque”.
Spiegati meglio.
“Ho iniziato nei Metropolitani a Carbonara, poi l’anno dopo a Sammichele in C1 e infine dall’anno scorso sono al Città di Bari. Qui abbiamo vinto i playoff e siamo stati promossi in C1 nel corso della passata stagione. Ho anche cambiato ruolo: da portiere sono infatti passato difensore (e capitano) perché il mister Straziota ebbe difficoltà, mi provò in quella posizione e dall’ora non mi sono più mosso”.
Ok, facciamo un passo indietro. Che ricordi hai dei tempi di Bari?
“Ottimi. Sono cresciuto con tante persone con cui ancora oggi mi sento e frequento. Compagni che giocano o hanno giocato ad alti livelli tipo Ventola, Rubino, Legrottaglie, Bellavista e Sibilano, questi sono solo i primi che mi vengono in mente”.
Con tuo fratello che rapporto “sportivo” hai avuto?
“Mister Materazzi mi aggregava spesso e volentieri in settimana alla Prima squadra e lui era sempre prodigo di consigli in campo e fuori, ma se c'era da rimproverarmi non si faceva scrupoli”.
Bene, torniamo un attimo alla tua prima volta con il Bari. Descrivicela.
“Non ci credevo. Tornai da scuola e venni subissato di chiamate da giornalisti di varie testate. Esordii in panchina all’Olimpico in un Lazio-Bari 4-3 del febbraio 1996. Non ti dico l’emozione di salire i gradini prima di entrare in campo al fianco di Signori e Casiraghi”.
Aneddoti divertenti, ne hai da raccontare?
“Si, sempre in quella partita rischiai di esordire subito. Sul 3-1 Jimmy (Fontana ndr) uscì fuori area e toccò la palla con le mani. Mentre Tombolini lo stava per espellere, Casiraghi gli disse che l’aveva solo toccata con la gamba ed io mi riaccomodai (purtroppo, ride ndr) in panchina”.
Da portiere dammi ora il tuo giudizio. Fontana, Mancini, Gillet: chi il migliore?
“Dico Fontana. Per quanto riguarda la somiglianza tecnica con me dico, invece , Mancini che è anche fisicamente come me”.
Infine come va il campionato col Città di Bari?
“Siamo una neopromossa che sta lottando per non retrocedere. La classifica è corta, ma possiamo salvarci”.
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