C’è un’aria sospesa a Bari, fatta di attese, disillusione e speranza trattenuta. La stagione 2025-26 che sta per cominciare si presenta come una sorta di giudizio finale per la gestione De Laurentiis, arrivata ormai a un bivio. Dopo l’annata passata del tutto apatica, l'ambiente, già da almeno un paio d'anni molto teso nei confronti della proprietà, si è spaccato definitivamente. Gran parte della tifoseria ha scelto di alzare quindi il livello della protesta: diserzione dal San Nicola, abbonamenti ridotti all’osso, contestazioni continue sui social. Una frattura evidente, che nemmeno i movimenti di mercato più recenti sono riusciti a colmare.

I segnali sono chiari: la piazza non si accontenta più. Vuole un cambio di passo, anche simbolico. Vuole progettualità, chiarezza e soprattutto un’identità forte. Il clima di “squadra satellite” rispetto al Napoli continua ad alimentare malumore, anche se il legame con il club partenopeo non si traduce necessariamente in uno svantaggio tecnico. I prestiti sono visti come transito, i giovani di passaggio raramente lasciano traccia. E anche quest'estate, dopo i saluti a giocatori come Radunovic, Maita, Dorval e forse Benali, il timore è di ripartire ogni volta da zero.

La società, dal canto suo, ha scelto un basso profilo. Ma le ultime parole di Luigi De Laurentiis chiariscono l'intento di trovare altri profili pronti a investire subito sulla società, quasi ad ammettere, tra le righe, la capacità di budget limitata di una proprietà del tutto autonoma. Da qui nessun proclamo rischioso di vertice detto pubblicamente, come invece la piazza chiede. Ma è proprio questo il punto critico: il silenzio viene percepito come distanza. Il malcontento si alimenta così, giorno dopo giorno, anche davanti a operazioni di mercato che, in un altro contesto, sarebbero potute apparire sensate o interessanti. Da Gytkjaer a Moncini, passando per Pagano, Rao, Dickmann, Kassama e Verreth: profili validi, ma ancora privi di una cornice chiara.

Ecco perché questa stagione può segnare uno spartiacque. Perché il tempo della pazienza sembra finito. Bari ha accettato il progetto De Laurentiis nel nome di una crescita progressiva, ma oggi pretende risposte. Sia in termini sportivi che identitari. Non si tratta solo di vincere, ma di dimostrare che il club ha una direzione, una visione, un respiro autonomo. Non più gestione amministrativa, ma ambizione sportiva vera.

Se il 2025-26 dovesse chiudersi con un’altra stagione anonima, la rottura potrebbe diventare irreversibile. Viceversa, se il campo dovesse restituire entusiasmo, risultati e appartenenza, sarebbe l’inizio di una nuova fase, quella del riavvicinamento. Per questo Bari vive oggi un’estate da dentro o fuori. Non più tempo di promesse o “buone intenzioni”. Solo i fatti potranno scrivere il prossimo capitolo. 

Tra scettici, categorici, speranzosi e ottimisti l'impressione è che questa stagione possa dare ragione in modo quasi assoluto a una di queste "mini categorie" di tifosi. Perché se il primo anno si è andati oltre alle aspettative e il secondo poteva avere l'alibi del contraccolpo dopo la batosta cagliaritana, il terzo anno per molti ha significato puramente: "volontà di galleggiare". Per smentire o confermare questa teoria, la prova del nove inizierà tra meno di un mese, terminerà tra 10, e ha il sapore di ultimatum.

Sezione: In Primo Piano / Data: Mar 29 luglio 2025 alle 18:00
Autore: Enrico Scoccimarro
vedi letture
Print