Ivan Rizzardi, terzino sinistro in forza al Bari dal 1991 al 1993, quando arrivò in Puglia era reduce da un’esperienza nel Napoli di Maradona.

Intervistato in esclusiva dalla nostra redazione, ha voluto ricordare con queste parole il campione argentino, scomparso il 25 novembre di un anno fa: “Per Diego non posso far altro che spendere buone parole. Sarà sempre il più grande giocatore di tutti i tempi. Era ancora più bravo, come persona. Ha sempre aiutato parecchia gente che aveva bisogno, anche economicamente, si è sempre esposto per i compagni, aveva dei valori. Nei confronti della comunità, era il primo a mettere la faccia per organizzare manifestazioni per raccogliere fondi per aiutare i bisognosi, oltre a metterci dei soldi personalmente. Il mio ricordo del Pibe è certamente calcistico, ma questo passa in second’ordine rispetto a quello umano. Sul piano professionale, noi dobbiamo pensare che la cocaina è una sostanza dopante che altera in negativo la prestazione. Pensate a che giocatore ci siamo persi. Era un grande artista, sul campo. Se non avesse fatto uso di certe sostanze, avrebbe fatto ancora di più di quello che tutti ricordano.”

La positività all’antidoping del calciatore argentino arrivò in occasione di un Napoli-Bari, il 17 marzo 1991. Il difensore ricorda: “I partenopei erano campioni d’Italia, ma fin dall’inizio dell’annata avemmo diversi problemi, con le polemiche successive ad Italia ’90. Qualcosina pagammo, per quel che successe durante il Mondiale, con Maradona che chiese al S. Paolo di tifare Argentina, contro l’Italia, ed i successivi fischi della finale all’Olimpico. Penso che qualcuno volesse fargliela pagare. Dopo la squalifica dell’argentino, non riuscimmo nemmeno a centrare la zona Uefa, con la gente che ci additava come drogati e grandi problematiche ambientali. Il giorno del test positivo di Maradona lo ricordo bene. Ha sempre dichiarato anche lui che faceva uso di queste sostanze. Lui andò all’antidoping in maniera tranquillissima, per me in quella giornata fecero di tutto per farlo risultare positivo. Se sai di essere nel torto, di solito in queste situazioni hai paura. Anche quando lo squalificarono al Mondiale del 1994, venne fermato per l'uso di uno spray nasale che dichiarò in sede di controllo antidoping. Per me, hanno voluto escluderlo dal calcio, perché si esprimeva liberamente sui vertici del pallone mondiale.”

Terminata l'annata in Campania, Rizzardi si trasferì per un biennio a Bari: “La mia esperienza nel capoluogo pugliese, a livello personale, fu molto positiva. Calcisticamente, c’erano seri problemi gestionali, con allenatori poco competenti. Arrivarono troppi giocatori, con una gestione del gruppo discutibile. Ad esempio, gli scapoli andavano in ritiro dal mercoledì. C’era una gran confusione, e mandar via Janich come direttore sportivo fu un errore fondamentale, perché Alberti e Sgobba, scelti in sua sostituzione, non riuscirono a fare da collante tra società e squadra. Poi l’infortunio di Joao Paulo rese tutto più difficile, anche se avevamo in rosa gente come Platt, Jarni, Boban, Fortunato, Cucchi, Terracenere. La contestazione e le aspettative troppo alte ci condannarono alla B. Avevamo qualità, ma non riuscimmo ad esprimerle. L’anno dopo, chiesi di essere ceduto, ma mi fecero promesse mai mantenute e rimasi, in un’altra stagione difficile. Comunque, sul piano umano ho un grande ricordo di Bari, ho tanti amici ed apprezzai molto la città. ”

Sezione: Amarcord / Data: Mar 30 novembre 2021 alle 15:00
Autore: Giovanni Gaudenzi
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