Dopo un inizio di campionato tutt'altro che esaltante, Michele Mignani è stato sollevato dal suo incarico. Il tecnico ha pagato gli scarsi risultati ottenuti da metà agosto in poi, nonostante le tantissime attenuanti. La più sostanziale e condivisa, quella riguardante un mercato che, di fatto, ha indebolito una squadra oggi lontana parente di quella ammirata la scorsa stagione, conclusasi beffardamente ma solo dopo aver regalato vagonate di emozioni, a tutti.
Giocattolo che cambia, si rompe. Quello che è successo durante la scorsa estate è ormai storia nota. Il club, per nulla sospinto da voglia di rivalsa e riscossa, ha ridisegnato la rosa in dote al tecnico, riconfermato dopo giorni di profonda riflessione circa il suo futuro. Una rivoluzione forse eccessiva, che ha privato mister Mignani dei giocatori certamente più incisivi (e forti) della sua creatura, riportata prima in serie B e poi ad un passo dal ritorno in massima serie. Tra fine prestiti e cessioni eccellenti, l'allenatore ligure ha dovuto fare a meno degli uomini cardine dello scorso campionato. Giocatori importantissimi, che la società ha sostituito con ritardo portando in biancorosso, alla spicciolata (e a campionato già iniziato), giocatori che, ad oggi, non hanno dimostrato di avere qualità tali da trascinare il Bari verso grandi traguardi.
Basterà il cambio in panchina a rimettere la stagione dei biancorossi su binari più consoni alle aspettative della piazza? Al campo l'ardua sentenza. L'unica certezza ad oggi è che il Bari pare già una triste incompiuta. Una compagine costruita badando principalmente alle casse (a dire il vero rinvigorite dalle eccellenti – e chiacchierate – cessioni) che alla sacrosanta ambizione di una tifoseria sempre più inviperita nei confronti della proprietà, per nulla a disagio nonostante le critiche e i dissensi degli ultimi mesi.
Mignani paga colpe altrui. Questa l’opinione più diffusa, seguita però da quella - meno caldeggiata ma non per questo meno lucida - che vede lo stesso tecnico artefice (e dunque responsabile) del proprio amaro destino. Sette pareggi su nove partite sin qui disputate in campionato rappresentano di certo un aggravante, a cui si è aggiunta quella relativa alla pochezza tecnico-tattica proposta in questo primo scorcio di stagione. Una pochezza condizionata dalle scelte della società ma anche da quelle del mister, che non è riuscito a dare brillantezza alla sua manovra e soluzioni alle difficoltà della sua squadra.
In bocca al lupo a chi prenderà il suo posto. Lo attende una sfida non proprio semplicissima: riaccendere entusiasmo e ottimismo lì dove oggi regna delusione e sfiducia.
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