Si è chiuso ieri il primo round sul discorso multiproprietà, filo sottilissimo che lega a sé i destini di Bari e Napoli. Il Tribunale Federale, presieduto da Carlo Sica, ha rigettato il ricorso di Aurelio e Luigi De Laurentiis, che avevano impugnato il provvedimento adottato dal Consiglio Federale. Come noto, il 1 ottobre 2021 Gravina impose un veto alle doppie proprietà, vietando di fatto la possibilità che una stessa società potesse controllare due o più club professionistici italiani.
Il provvedimento aveva valore retroattivo, implicando così la necessità di dismettere le due multiproprietà vigenti nel calcio italiano entro il 30 giugno 2024: Bari e Napoli appunto e Mantova e Verona, proprietà di Maurizio Setti. Restasse lo stato delle cose immutato, la Filmauro dovrebbe privarsi di uno dei due rami sportivi. A sentire Aurelio De Laurentiis la scelta è stata già presa. "Se non dovessimo vincere i vari ricorsi in atto, ce ne faremo una ragione e il Bari sarà venduto" le parole del presidente degli azzurri qualche giorno fa a Dazn.
La battaglia legale, però, si prospetta ancora lunga. Una volta che verranno pubblicate le motivazioni, l'avvocato dei De Laurentiis, Mattia Grassani, presenterà ricorso in appello, come già annunciato, entro i successivi 7 giorni. In caso di diniego, si passerà al successivo grado della giustizia sportiva, il Collegio di Garanzia del Coni. Poi spazio all'ambito amministrativo, prima al Tar del Lazio ed eventualmente presso il Collegio di Stato. In caso di una serie di bocciature, l'ultima carta sarebbe la Corte di Giustizia Europea a Lussemburgo.
I De Laurentiis non si arrendono, dunque, e proveranno fino in fondo a far valere le proprie ragioni. Il ragionamento alla base del ricorso è semplice. Se la Figc ha dato la possibilità in un momento storico di investire su un bene, quale il Bari in questo caso, l'imprenditore che se lo accaparra redige un piano industriale che possa nel tempo far fruttare un ritorno economico. A sentire le intenzioni dei De Laurentiis, l'obiettivo è sempre stato quello di riportare il Bari in A e poi venderlo al miglior offerente. Mettendo però una scadenza, quale quella del 2024, l'affare inevitabilmente si svaluta, facendo così perdere una grande fetta di investimento all'imprenditore che ci ha scommesso sopra.
Ritornare allo status quo ante delle cose, usando le parole di Grassani ai nostri microfoni, non vuol dire far "morire" Maita e compagni in B, ma semplicemente cancellare ogni scadenza che possa compromettere la cessione del pacchetto Bari. Ai De Laurentiis non resta in ogni caso che cercare al più presto un compratore, perché più passa il tempo e più il venditore risulta penalizzato. La certezza però è che una cessione del Bari in A sarebbe sicuramente più remunerativa che in B. Ecco allora spiegato il virgolettato di Aurelio De Laurentiis: "Impiegheremo tutta la nostra capacità per portarlo in A". Al resto ci penserà il campo ad emettere il suo verdetto. In attesa di quello che verrà fuori dai tribunali.
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