La stagione del Bari si è conclusa come peggio non poteva finire. L'eliminazione al primo turno nazionale playoff, tanto meritata quanto imbarazzante visti gli sbandierati obiettivi, ha posto la parola fine ad un'annata tra le più negative della storia biancorossa. In termini di risultati ma anche da un punto di vista dirigenziale, con una società incapace di trovare uomini, rimedi e risposte ogni qualvolta le difficoltà hanno bussato alla sua porta. Una società distratta (o ancora poco all’altezza), che il presidente Luigi De Laurentiis cerca di mantenere a galla nonostante la pochezza di risorse umane messe a disposizione dall'alto.
Maledetta rivoluzione. Cambiare non è sempre sinonimo di successo. La proprietà, quasi incurante dei rischi, l'estate scorsa ha pensato bene (male) di mandare via Vivarini e buona parte della squadra (finalista playoff) per far spazio a nuove, discutibili figure, sia a livello tecnico che dirigenziale. Risultato? In quello che doveva essere il campionato della riscossa, Bari sin da subito lontano dalla vetta e sogni di promozione diretta sfumati a metà girone d’andata, o poco più in là.
Non contenti dello stravolgimento già perpetrato, a gennaio - con la squadra sì lontana dal primo posto ma pur sempre seconda - il club ha deciso di disfarsi di altri importantissimi tasselli, mal sostituiti da un direttore sportivo, Romairone, che dopo pochi giorni dalla chiusura del calciomercato d'inverno è stato elegantemente (e un po' a sorpresa) esonerato insieme a mister Auteri. Risvolti? A metà febbraio Bari senza direttore sportivo (posto di fatto ancora gravemente vacante) e con un nuovo allenatore, ovvero Massimo Carrera, capace di scuotere subito ambiente e squadra salvo poi cadere sino all'esonero, avvenuto poco prima della fine del campionato, chiuso mestamente al quarto posto e con di nuovo Auteri in panchina.
Il resto è storia dei giorni nostri, in cui roboante si sta facendo il silenzio della proprietà. Nessuna parola, nessun commento dopo l'eliminazione dai playoff contro la simpatica Feralpisalò, formazione contro cui il Bari giocava, sino a qualche tempo fa, solo le amichevoli estive. Questo non per screditare o mancare loro di rispetto ma solo per sottolineare quanto amara possa suonare la sconfitta. Una debacle indigesta, dopo la quale sarebbe stato opportuno metterci la faccia piuttosto che trincerarsi nel silenzio poc'anzi sottolineato. Che siano ore di riflessioni lo si può intuire benissimo, ma che non si sia ancora trovato un minuto per lanciare un messaggio di condivisione e di ottimismo ad una piazza ferita e moribonda, è francamente irrispettoso.
Ripartire si può, si deve, ma senza inutili giri di parole e, soprattutto, senza lacunose promesse. Questa città merita una società chiara e soprattutto autonoma, aspetto quest'ultimo mai del tutto garantito da una proprietà molto più presa e preoccupata da quel che succede poco più a Nord. Nemmeno Bari fosse solo un capriccio già svanito, un fastidio o un addirittura un peso. Sarà così? Solo i fatti potranno dire e sentenziare... la verità.
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