Intervistato da TuttoBari.com, l'ex calciatore biancorosso Mariano Donda ha raccontato la sua esperienza nel mondo del calcio, partendo dalla sua attuale professione iniziata una volta appesi gli scarpini al chiodo: "Da tre anni lavoro con un mio amico, viaggio e ricerco calciatori: faccio un lavoro da scout. Per me entrare in ufficio è come essere a casa, mi avvicina ancora di più allo sport: nel frattempo sto studiando per inserirmi in un ruolo dell'area tecnica in cui possa collaborare alla formazione di un calciatore, il mio obiettivo è lavorare integralmente allo sviluppo della persona, non solo sugli aspetti tecnici. È importante che nello staff ci siano ex giocatori adibiti a far questo".
Inevitabile un riferimento al Bari di Mignani: "Non riesco a vedere tutte le partite, però quando posso cerco sempre di seguirlo: magari in un mese guardo due gare e delle altre riesco a vedere solo highlights. Nelle ultime due settimane le prestazioni sono state leggermente in calo, ma questa è una squadra che può far bene. Bari è una piazza speciale con una tifoseria unica, fattore che permette ai calciatori di dare qualcosa in più. Auguro il meglio ai biancorossi perché è una squadra che rimarrà sempre nel mio cuore, sono stato tre anni ma mi sembra di aver vissuto lì una vita intera".
Spazio ad un commento su un calciatore ben conosciuto da Donda, ovvero l'argentino Botta: "Può dar tanto, è un calciatore in grado di garantire l'ultimo passaggio prima del gol. Per me la C è molto più difficile della B e della A, ed una squadra come il Bari ha bisogno di calciatori di quel calibro. In Italia anche calcisticamente si sta attraversando un momento di transizione culturale, la Nazionale negli ultimi 5 anni ha cominciato a giocare in modo diverso con molte squadre che stanno provando a seguirla proponendo un calcio più dinamico, ed in quest'ottica un talento come lui è essenziale. Negli ultimi anni ha calcato anche i campi dell'Argentina, sa cosa vuol dire giocare con la passione dei tifosi".
Donda prosegue: "La struttura, il campo, lo spogliatoio: oggi sono molto diversi e migliori rispetto a tanti anni fa. Questo mostra la bontà degli investimenti: chi lavora ha speso tanto e pretende risultati, così come li vuole la gente, questo influisce sulla mente di un calciatore. Quando sono arrivato a Bari, era il 2008, durante gli allenamenti ci buttavano le arance. Da lì a pochi mesi è cambiato tutto ed ho giocato con uno stadio pieno: lì si respira il calcio vero. Noi che facciamo questo mestiere abbiamo una caratteristica, dobbiamo essere scelti ogni settimana e costantemente valutati, in una piazza del genere questo si sente di più e influisce sui ragazzi che scendono in campo. Sono fiducioso che al più presto il club sarà dove merita, minimo la B".
Spazio al libro dei ricordi: "Ancora oggi parlo una volta a settimana con amici a Bari, persino con una signora che portava il cibo ad Andria quando ero ricoverato. Il mio rapporto con la città è stato unico. Ho vissuto tante emozioni, tante gioie ma anche tante difficoltà: sempre ringrazierò per le prime, guardo l'affetto del vero tifoso che ti spingeva a far meglio, magari anche con i fischi, ma non era lì per gettarti le arance".
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