La panchina di Fabio Caserta continua a essere al centro del dibattito a Bari, con l'ambiente diviso tra chi riconosce la sua preparazione e chi critica apertamente la sua incapacità di dare un'identità precisa alla squadra. Le voci di ex compagni e opinionisti offrono uno spaccato preciso della situazione, dove la stima personale si scontra con l'analisi spietata dei numeri.

​I giudizi più severi si concentrano sulla mancanza di un modulo base. Angelo Terracenere non usa mezzi termini per descrivere la situazione attuale: "L'allenatore è in confusione. tre-cinque-due, quattro-tre-tre, non sa nemmeno lui che pesci prendere". L'ex bandiera biancorossa ammette che, sebbene ci sia una colpa del mister, la maggior parte della responsabilità ricade sui calciatori. Terracenere vede poi nella vittoria contro il Padova un salvacondotto temporaneo: "Si è salvato con la vittoria contro Padova, che comunque non è stata convincente".

​Sulla stessa linea, Pantaleo Roca critica l'assenza di un piano duraturo: "Un allenatore deve avere un'idea di modulo da mandare avanti, qualunque esso sia, su cui sviluppare il gioco: se c'è confusione, è facile cadere nel tranello". Roca legge i cambi di schema come un segnale di debolezza: "Partire con uno spregiudicato quattro-tre-tre, per poi cambiare schema perché la squadra non corre e subisce l'avversario, è un'ammissione di errore nelle scelte delle pedine". In sostanza, l'interrogativo per i critici non è la preparazione di Caserta, ma la sua incapacità di trovare la formula adatta per la rosa a disposizione.

​Nonostante le perplessità tattiche, Caserta gode di un'ampia stima sul piano umano e professionale, soprattutto tra gli ex compagni. Gionatha Spinesi, che ha giocato con lui a Catania, ne difende il profilo: "È una persona preparata ed è maniacale, non dorme la notte per organizzare ogni minimo dettaglio. Ha fatto una gavetta importante per arrivare sino a Bari". Spinesi aggiunge che "la piazza pugliese non è facile né per un giocatore né per un allenatore, ma lui ha le caratteristiche per fare bene".

​Anche Andrea De Falco rafforza il concetto di leadership innata: "Già allora, sia da capitano che da compagno di squadra, si vedeva chiaramente la sua leadership e la sua mentalità da allenatore in campo". De Falco lo descrive come "una persona dal carattere forte, ma che allo stesso tempo sa essere anche molto amichevole".

​A bilanciare il quadro, interviene Roberto Bonanni, che pur riconoscendo il valore del tecnico ("Caserta è un allenatore valido, in B ha dimostrato di saperci stare"), ne sottolinea l'ineludibile destino: "Un allenatore, inevitabilmente, dipende dai suoi risultati". Anche Gigi De Rosa lo definisce "un allenatore di categoria", ma ricorda che "nel calcio, poi, incidono le situazioni, gli episodi e i momenti di una squadra che condizionano inevitabilmente anche l'allenatore".

​La piazza di Bari è quindi ora chiamata ad attendere la sintesi finale di Caserta: l'unica via per trasformare l'indubbia preparazione e l'ammirazione dei colleghi in una continuità di risultati è scegliere un modulo e imporre alla squadra la leadership che il tecnico dimostrava già da capitano.

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 15 novembre 2025 alle 20:30
Autore: Enrico Scoccimarro
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