L'esonero di Fabio Caserta dalla panchina del Bari, avvenuto ieri dopo una gestione durata solo 162 giorni, rappresenta la terza interruzione forzata della sua carriera professionale. Questo evento si inserisce in una serie di rotture anticipate nel difficile contesto della Serie B.

​Le precedenti occasioni, in cui la società ha deciso di sollevare il tecnico dall'incarico, sono state due: la prima risale al settembre 2022 con il Benevento, e la seconda al marzo 2024 con il Cosenza. Il Bari è, dunque, il terzo capitolo di questa cronologia di addii prematuri.

Caserta è un tecnico universalmente riconosciuto come allenatore di categoria, con un'ottima preparazione e buone idee tattiche. Tuttavia, sulla panchina del Bari, la sua pur solida base teorica non è riuscita a tradursi in un rendimento costante e convincente.

​Il problema principale della sua brevissima gestione non è stato un difetto di competenza, ma l'incapacità di dare un'identità caratteriale e un'unione al gruppo. Il tecnico ha pagato non solo la mancata coesione in campo, ma anche le carenze strutturali derivanti da un organico in cui i giocatori, seppur qualitativamente discreti, sono stati assemblati in modo sbilanciato.

​Il Bari presenta infatti degli evidenti squilibri: si notano carenze di sostanza a centrocampo, troppa abbondanza sulla trequarti e la lampante mancanza di un difensore centrale solido e di esperienza in grado di guidare la retroguardia. A causa di questo organico sbilanciato e di una squadra disunita e fragile mentalmente (come dimostrato dai frequenti blackout subiti), le buone idee tattiche di Caserta sono rimaste inespresse sul campo.

​L'esonero chiude, dunque, un capitolo in cui un tecnico valido non è riuscito a far coincidere il proprio credo tattico con i limiti di una rosa che non offriva la coesione e la personalità necessarie per affrontare le sfide della Serie B.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 27 novembre 2025 alle 16:00
Autore: Enrico Scoccimarro
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