La promozione della Salernitana è il traguardo più alto della carriera di Alessandro Micai. Il portiere nativo di Mantova, sebbene abbia vissuto l'annata in un ruolo marginale, ha fatto parte di un gruppo che ha sovvertito i pronostici piazzandosi al secondo posto in campionato. L'ex portiere biancorosso è stato intervistato in esclusiva da TuttoBari.com, ripercorrendo il triennio campano e la sua avventura barese.
Buonasera Micai. Che effetto ha la prima promozione in carriera?
"É il giusto riconoscimento di una stagione molto difficile. Sono molto contento, anche se non nascondo il rammarico di averla voluta vivere più da protagonista. Il calcio è questo".
Quanto è stata difficile per Micai questa stagione?
"In tanti me ne avevano parlato che stare fuori rosa non era cosa semplice ed in tutta onestà non posso che confermarlo. É estremamente difficile, perché nonostante tu faccia parte del gruppo non ti senti mai al cento per cento dentro. Penso però che dalla seconda metà di campionato anche io sia stato parte di questo splendido gruppo. Mi hanno fatto capire che ero fondamentale per loro e anch'io altrettanto ho fatto capire loro che avevo l'esperienza per aiutare i compagni in situazioni magari difficili o abbassare le ali quando andava fatto".
Quando avete capito che il sogno promozione era fattibile?
"Ne parlavo con mio fratello prima di poter andare via a gennaio. Sarei dovuto trasferirmi alla Reggina e gli dicevo che a mio parere la Salernitana avrebbe centrato l'obiettivo. C'erano troppe cose che giravano a nostro favore. Erano sensazioni particolari, che erano confermate poi sul campo. Più volte è capitato che noi vincevamo e le dirette concorrenti incappavano in passi falsi. Quando ogni tanto avevamo una giornata storta, anche le altre non riuscivano a distanziarci. Il mister è stato bravissimo ad azzeccare sempre i cambi. Forse siamo la squadra che ha risolto più partite dalla panchina. Ci vuole anche una dose di fortuna, ma la sensazione che saremmo riusciti a farcela l'ho sempre avvertita".
La sconfitta col Monza poteva abbattervi e invece non è stato così.
"Paradossalmente quella sconfitta ci ha aiutato a far sì che loro incontrassero squadre con cui se la potessero giocare fino alla fine. Nelle ultime partite abbiamo incontrato un Empoli già promosso e un Pescara già retrocesso. Non che sia stato facile batterli, ma questo fattore ha anche aiutato".
Quanto sente sua questa promozione?
"Quando io parto per un'avventura, questa inizia dal primo giorno e finisce l'ultimo qualsiasi cosa succede. Non mi faccio certamente abbattere da eventi esterni, perché sono scelte aziendali di un allenatore che vanno accettate. Ci sono delle gerarchie da rispettare e ho capito fin da subito che il secondo non lo potevo fare. Questo anche per una questione di gruppo. Ho accettato tranquillamente questo ruolo, senza chiedere spiegazioni. So come funzionano queste cose, soprattutto nell'area portieri. Non ho mai avuto problemi col mister, sono stato super professionale. La promozione la sento mia, perché quando ho firmato nel 2018 con la Salernitana l'ho fatto in virtù di una promozione. Tanti mi dicevano cosa andassi a fare a Salerno, alcuni tiravano fuori la storia che non si volesse salire per la multiproprietà. Alla fine questa promozione la sento assolutamente mia. Due anni fa siamo andati vicini alla Serie C e ora siamo in Serie A. Quest'anno mi ha fatto crescere molto".
Anche a Bari c'è stato un periodo in cui era stato messo in secondo piano...
"Sì, con Stellone ho vissuto l'alternanza con Ichazo. Non potevo però dire assolutamente nulla, perché il mister non lo faceva perché gli stessi antipatico o altro. Era il suo modo di vedere il calcio e infatti lo faceva anche a Frosinone. Non dico che sia giusto o sbagliato, ma andava rispettato. Lavorando sodo e restando sempre corretto e professionale sono stato ripagato. É questo il mio di essere e di comportarmi".
Due anni dopo infatti vinse il premio di miglior portiere della Serie B.
"Se mi guardo indietro posso affermare che sono stato molto fortunato a crescere in un ambiente come Bari. Quella biancorossa è una piazza non semplice, anzi è una delle realtà più difficili e che mi ha fatto crescere tantissimo. Tutti gli attestati di stima che ho avuto nella mia carriera sono una conseguenza del mio modo di fare e di essere. Sono contento di quello che ho fatto".
C'è rammarico per non aver mai vissuto una festa di questo tipo a Bari?
"Assolutamente. Sono figlio dell'ondata post stagione fallimentare. Defendi, Romizi, Sabelli e tutti gli altri protagonisti di quell'anno mi hanno insegnato cosa vuol dire stare a Bari. Ho respirato l'aria di una tifoseria che ama i propri beniamini. C'è rammarico, perché so come li ho ritrovati e ho visto tanto dispiacere. Quando le cose andavano male la gente incitava comunque. Ricordo nel ritorno da Catania l'aeroporto pieno di gente ed eravamo a metà classifica. Non oso immaginare cosa possa essere vincere un campionato a Bari. Proprio ieri in un ristorante a Bari Vecchia ho visto un quadro della festa promozione del Bari di Conte, che coincideva con la festa San Nicola. Qualcosa che fa venire la pelle d'oca".
Dalla festa al triste epilogo del Bari. Che ricordi ha di quel luglio 2018?
"Noi avevamo capito che sarebbe andata a finire in un determinato modo. Quando ti tolgono due punti e ti costringono a giocare fuori casa con un solo risultato a disposizione è dura. Finimmo per giocare a Cittadella e la vittoria dei veneti di ieri col Monza fa capire quanto possa essere difficile batterli sul loro campo. Nonostante si respirava un'aria premonitrice che qualcosa di brutto sarebbe successo, ci abbiamo messo tutto l'impegno possibile. Se avessimo vinto quella partita sono convinto che avremmo potuto dire la nostra fino alla fine. Come del resto poi è stato con il Novara..."
Immagino sia il suo più grande rimpianto.
"Una partita incredibile. 3-0 per loro, noi che rimontiamo sul 3-3 e Galabinov che segna nei supplementari il 4-3. Se potessi rigiocare una sola partita sarebbe assolutamente quella".
In molti ricordano il suo post su Instagram post fallimento. Possiamo dire che rappresenta al meglio il suo rapporto con Bari?
"Sono molto schietto e lucido nelle mie valutazioni. A volte dicono che sono fastidioso, perché vado contro l'indirizzo societario. Bisogna essere quanto più possibili oggettivi nelle valutazioni dei fatti e della realtà. La gente che ama la squadra ha bisogno di sapere perché loro sono parte integrante della rosa. Con noi scendeva in campo la città. Tanti non nego che non tifassero completamente per noi, ma io dico sempre che la gente ti perdona il dolore ma non il successo. Quando vinci riesci a portare tutti dietro di te e la realtà dei fatti che a Bari e Salerno sono tutti tifosi. Vincere porta dentro tutto. Ho preso elogi e insulti, ma fa parte del mio amore per Bari".
Domani nel frattempo c'è Bari-Foggia. Che partita si aspetta?
"Spero che i ragazzi interpretino questa gara come un trampolino di lancio. Non sono mai stati lineari. Hanno perso delle partite che una squadra che ambisce a vincere il campionato non può perdere. Mi auguro che il derby possa dare quel qualcosa in più. Il Bari è una squadra attrezzata, però sarà difficile spuntarla ai playoff. La squadra ha avuto i suoi problemi, ma questa è la miglior partita che potesse capitare".
Che ricordi ha invece di quel Bari-Foggia del 2017?
"Davanti a quasi 40.000 spettatori c'era una tensione pazzesca. Ricordo tutti i bagni occupati nello spogliatoio (ride, ndr). La prima fase del match fu un po' contratta. Noi eravamo primi in classifica e solo un guizzo di Galano all'ultimo minuto ci permise di vincerla. Fu davvero emozionante. Forse è stata la partita dove sono stato più teso tra quelle disputate col Bari".
Che si aspetta da questi playoff?
"Il progetto dei De Laurentiis è sempre vincente, ma in C non è mai facile vincere. Il Lecce e il Benevento hanno speso tantissimo, ma ci hanno messo molti anni per arrivare in B. Poi sono arrivate in A con un doppio salto. É questo il passo più difficile, perché vai a giocare in campi molto complicati. So cosa significa giocare in certe situazioni. Non è calcio. Per questo si fa molta fatica, soprattutto in piazze come quella biancorossa dove la gente ti ama ma anche ti affossa. Devi avere prima di tutto degli uomini. Non oso immaginare l'euforia che ci sarebbe al ritorno in B. Sarebbe qualcosa di fantastico, anche se ammetto che sarà molto complicato. Spero che giri tutto per il verso giusto, a partire da domani".
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