Nell'ambito della rubrica di TuttoBari Tangorra in...tackle, abbiamo intervistato l'ex calciatore del Bari Massimiliano Tangorra. Con l'ex biancorosso abbiamo parlato della sfida giocata dal Bari contro la Reggiana. Di seguito, le sue parole in esclusiva.

La sensazione è che, dopo il rosso, la squadra non sia riuscita a mantenere le distanze tipiche della propria identità di gioco. È una questione di principi troppo rigidi o di mancanza di alternative codificate per situazioni di inferiorità?

“La sensazione è che questa è una squadra che non ha ancora raggiunto quell'idea di essere un gruppo, squadra. Laddove ogni singolo elemento, deve necessariamente farsi coinvolgere sia dal punto di vista emotivo, che dal punto di vista tecnico tattico e si deve riconoscere in una squadra. Se questo non accade, chiaramente grazie anche al lavoro dello staff, dell'allenatore e della società, sul campo è ovvio che si va incontro a questo tipo di prestazioni, che sono chiaramente insufficienti. Credo che qui il discorso tattico centri relativamente. É una squadra che non ha un'identità ancora ben definita e la sta cercando. Però è ovvio che col passare delle partite chiaramente i risultati negativi, porteranno e portano, sconforto e mancanze di fiducia in quello che si fa, questo è rinomato e riconosciuto da sempre e da chiunque”.

Con il quarto gol in campionato, Moncini sembra aver trovato continuità. Secondo lei il suo rendimento nasce da una migliore connessione con il sistema offensivo del Bari o da un adattamento tattico della squadra alle sue caratteristiche?

“Moncini fa gol e per fortuna, dato che è l'unico giocatore del Bari che sta realizzando e quindi i sei punti sono anche grazie alle sue finalizzazioni. Fa gol perché è un attaccante di valore, un attaccante importante per la categoria. A prescindere dall'atteggiamento tattico della squadra e se gli arrivano rifornimenti, se catalizza  l'azione e finalizza con il gol è chiaro che il merito principalmente è il suo. Non mi sembra che Moncini abbia quelle sette, otto occasioni da gol a partita e quindi quello vorrebbe dire che la squadra, sotto l'aspetto tecnico tattico, lavora bene e produce. Qui si sta parlando invece del singolo individuo in una squadra che fa fatica sotto tutti i punti di vista, ma lui riesce con quel poco che gli si viene concesso a realizzare”.

A inizio anno si parlava apertamente di playoff, ma la sensazione è che la squadra non abbia ancora un’identità definita. È più una questione di progetto tecnico ancora incompiuto o di interpretazione dei giocatori rispetto al sistema scelto?

“È chiaro che tutte le squadre a inizio campionato partono con obiettivi che non sono quelli di retrocedere e di far male. Tutte le società, tutte le squadre mirano a fare bene, a fare risultati; poi però si trovano di fronte a quello che viene messo oggi in discussione: le scelte sui giocatori, le scelte da parte della proprietà. Credo che oggi devono sentirsi tutti in discussione a Bari perché chiaramente i risultati non collimano con quelli che erano le aspettative da parte di tutti loro e con quelli che erano gli obiettivi prefissati. Anche la scelta del modulo, che si adatta alle caratteristiche dei giocatori oppure no, credo che passi in secondo piano. Questo cambio di moduli, di ruoli, di giocatori che si devono adattare in un ruolo che piuttosto che in un altro, più che certezze danno incognite, mettono preoccupazioni nella testa dei giocatori. Questo è un altro tema da che si dovrebbe affrontare con l'allenatore”.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 20 ottobre 2025 alle 15:00
Autore: Lorenzo D'Agostino
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