Quando nel 1997 Bill Clinton comincia il suo secondo mandato come presidente degli Stati Uniti d’America e Madre Teresa di Calcutta lascia questo mondo, il Bari ingaggia l’attaccante svedese Marcus Christian Allbäck. Proveniente dal Lyngby, squadra danese dove rimane per sole quattro partite, Regalia lo aveva notato con più costanza nell’Orgryte. Con i rossoblu di Goteborg totalizza 52 reti in 139 gare. Un bottino importante che convince la dirigenza biancorossa che Allbäck rappresenti un mix tra il gigante Kennet Andersson e il brevilineo Henrik Larsson. Un calciatore che, secondo Vincenzo Matarrese, può sostituire alla grande il lungodegente Nicola Ventola.
Un’illusione, un miraggio di chi attraversa il caldo sahariano convinto di essere erroneamente vicino a un’oasi. Quando il ventiquattrenne Allbäck mette piede a Bari per la prima volta, sono in molti a pensare che il biondo e bello svedese sia un attore prestato al mondo del calcio. Notevole é la somiglianza con il personaggio di Thorne Forrester della celebre soap opera Beautiful. Sono tante le ragazze a cui batte il cuore, ma Allbäck ha occhi solo per la sua Jovanna. Bari gli piace, ed anche parecchio, anche se la vicinanza al mare è un qualcosa di nuovo, un territorio inesplorato. Il vichingo con gli occhi di ghiaccio - così lo ribattezzano i tifosi - viene gettato immediatamente nella mischia da Eugenio Fascetti. E Allbäck ci mette tanto impegno ma non riesce a lasciare il segno. L’Italia rappresenta l’occasione più importante della sua carriera. Cerca di apprendere rapidamente la lingua anche grazie alla signora Elvira, l’interprete che la società gli mette a disposizione. Vuole integrarsi rapidamente.
Le marcature asfissianti e la tattica della Serie A lo mandano in difficoltà. Si rende ben presto conto che tra il dire e il fare c’è di mezzo quel mare con cui ha poca dimestichezza. E dire che ce la mette tutta, sia da punta centrale che da esterno. Nelle sedici presenze disputate non realizza neanche un gol. Una delusione di mercato che, per fortuna, non inficia sulla stagione del Bari. I Galletti si salvano, Allbäck invece naufraga e viene rispedito all’Orgryte, la sua squadra con cui realizza trentaquattro reti in sessantaquattro presenze. L’aria di casa lo aiuta a rendere al meglio, segno che, talvolta, qualcuno é profeta in Patria. Bari si rende conto, a malincuore, che ciò che sembrava amore altro non era che un calesse di massimotroisiana memoria.
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