Nell'appuntamento odierno di Bari&Dintorni andremo a rivivere la storia del comune di Andria.
Andria conta 99.584 abitanti, capoluogo, insieme a Barletta e Trani, della provincia di Barletta-Andria-Trani, in Puglia. Sino all'11 giugno 2004 compresa nella provincia di Bari, oggi Andria ospita il consiglio provinciale ed è sede legale della provincia di Barletta-Andria-Trani, fa parte dell'Associazione nazionale Città dell'Olio. Per la presenza dei suoi tre alti campanili, viene conosciuta anche come la città dei tre campanili.
È il 46º comune italiano per numero di abitanti e il 16º per superficie.
Esistono diverse versioni delle origini della città e del suo nome:
- Fondazione del mitico Diomede, che le avrebbe dato il nome di Andros;
- Sorta in seguito all'evangelizzazione della zona ad opera degli apostoli san Pietro e sant'Andrea, prendendo il nome da quest'ultimo, costretto a soggiornarvi a lungo a causa di una malattia;
- Insediamento in epoca alto-medioevale di nuovi abitanti negli "antri", che diedero il nome al nuovo centro. Questi sarebbero stati costituiti dalle rovine dell'abitato romano di Netium (dove si erano rifugiati gli abitanti della città di Canne, distrutta nel corso della seconda guerra punica), che avrebbe cambiato nome in "Andri", in "Andra" e infine in "Andria";
- Insediamento di monaci basiliani, fuggiti dall'impero bizantino tra il VII secolo ed il IX secolo: anche in questo caso il nome deriverebbe dal vocabolo latino antrum o "grotta", in riferimento ai ripari (le "Laure") che i religiosi avevano scavato nella roccia tufacea.
- Nei pressi di Andria passa la via Traiana, e c'era la stazione Rudae, e probabilmente intorno a questa sorse il primo anglomerato urbano con chiese e ville medievali.
La città comprendeva 12 casali, forse in origine ville rustiche, e ancora abitati in epoca alto-medioevale, quando ebbero in gran parte nomi di santi (Sant'Andrea, San Martino, Santa Caterina, Casalino e San Ciriaco, che si trovavano all'interno delle successive mura cittadine, e San Candido, San Vittore, San Pietro, San Valentino, San Lizio, San Lorenzo, Borghello, Trimoggia e Cicaglia, che restarono all'esterno di esse).
In un documento del 915 viene citato come villaggio (locus) dipendente da Trani.
Nel 1046 fu sottratta al dominio bizantino da Pietro il Normanno, insieme a Trani e al resto del suo territorio e come altri centri (Barletta, Bisceglie e Corato) divenne una città fortificata, elevandola al rango di civitas[11], con dodici torri, tre porte e una rocca nel punto più alto.
Al figlio Pietro II venne riconosciuto il titolo di conte nel 1073. Ancora nell'XI secolo fu fondata sulle vicine alture delle Murge l'abbazia benedettina di Santa Maria del Monte.
Sotto papa Adriano IV (1154-1159) Andria divenne sede vescovile e venne edificata la cattedrale, al di sopra di una più antica chiesa del Santissimo Salvatore o di San Pietro, che ne divenne la cripta.
L'ultimo dei conti normanni discendenti di Pietro fu il conte Ruggero, che combatté nel 1176 a Legnano con Federico Barbarossa.
Nel XIII secolo fu fedele al dominio svevo e fu residenza del re Federico II, che nei pressi fece costruire il celebre Castel del Monte eletto a Patrimonio dell'Umanità dall'UNESCO, sul sito della precedente abbazia benedettina normanna.
Andria fece costruire in onore a Federico II di ritorno dalla sesta crociata, porta Sant'Andrea sulla quale fu scolpita la celebre frase dell'imperatore:« Andria fidelis, nostri affixa medullis; absit, quod Federicus sit tui muneris iners, Andria, vale, felix omnisque gravaminos expers. ».
Ad Andria nacque suo figlio Corrado IV nel 1228, avuto con la moglie Jolanda di Brienne, regina di Gerusalemme, sepolta nella cripta della cattedrale di Andria, che morì appena sedicenne in seguito al parto.
Sotto il dominio angioino fu data in dote a Beatrice, figlia di Carlo II d'Angiò e sposa di Bertrando del Balzo, che risiedette nella città dal 1308 alla sua morte nel 1330. La città passò in eredità alla figlia Maria, che nel 1345 la vendette al padre. Questi a sua volta la cedette al figlio, Francesco I del Balzo, che ottenne il titolo ducale, mentre la moglie Sveva Orsini fondò il convento di San Domenico.
Nel 1350 la città fu assediata e saccheggiata dalle forze di Luigi I d'Ungheria, in lotta con la regina Giovanna I.
Nel 1431 il ducato passò al nipote di Francesco I, Francesco II del Balzo. Nel 1438 venne rinvenuto il corpo del santo protettore della città, San Riccardo d'Inghilterra, che era andato disperso durante il precedente assedio: in memoria dell'episodio fu istituita una festa ("Fiera d'Aprile") che si tiene tuttora dopo ormai quasi 600 anni, dal 23 al 30 di aprile.
Francesco II, cognato del re di Napoli Ferdinando I d'Aragona, ottenne il titolo di Gran Connestabile del Regno. Alla morte di Francesco II nel 1482, divenne duca il figlio Pirro del Balzo, il quale partecipò nel 1485 alla Congiura dei baroni per cui venne messo a morte. La figlia Isabella, moglie di Federico d'Aragona, portò il ducato alla casa reale e il marito lo governò fino al 1496, quando divenne re di Napoli.
Nel 1503 in territorio neutro fra Andria e Corato, in contrada S.Elia, si svolse la famosa Disfida di Barletta, che opponeva gli italiani capeggiati da Ettore Fieramosca ai francesi. In mattinata i 13 cavalieri italiani pregarono nel cappellone della cattedrale. Dopo la conquista del regno di Napoli da parte del re di Spagna Ferdinando il Cattolico nel 1504, Andria venne assegnata al "Gran Capitano" Consalvo di Cordova e poi al nipote di questi, Fernando Consalvo II. Egli vendette la città nel 1552 a Fabrizio Carafa, conte di Ruvo e parente del papa Paolo IV, che sistemò splendidamente il Palazzo ducale. A questi succedette nel 1554 il figlio Antonio Carafa; la madre e il fratello, Vincenzo Carafa (che nel 1571 aveva partecipato alla battaglia di Lepanto), fecero edificare nel 1577 il convento dei Cappuccini. Al successore, Fabrizio II Carafa si deve la costruzione del convento dei Benedettini e della basilica di Santa Maria dei Miracoli, in seguito alla scoperta nel 1576 di una icona miracolosa.
Nel secolo XVII, la città rimase sempre sotto il dominio dei Carafa, in continuo conflitto con il vescovo e il capitolo della Cattedrale, con il quale la famiglia divideva il possesso della maggior parte delle terre. Nel 1656 un'epidemia di peste ne decimò la popolazione e nel 1741 subì un'invasione di cavallette.
Nel 1797 la città ottenne di poter eleggere il proprio sindaco e nel 1799, al momento della Repubblica partenopea, fu assediata dall'esercito francese capitanato dal generale Jean-Baptiste Broussier e appoggiato dallo stesso conte Ettore Carafa. Si voleva annettere Andria alla Repubblica Partenopea, liberandola dal dominio Borbonico, ma la città rimase fedele ai Borboni. Nella battaglia, perirono circa 2000 persone da entrambe le parti. Successivamente, fallita l'idea della Repubblica, e mancata la rivoluzione, i Borboni fecero giustiziare i repubblicani napoletani di spicco, tra cui lo stesso Ettore Carafa ghigliottinato a Napoli il 4 settembre del 1799. Nel 1806 gli eredi dei Carafa vendettero il Palazzo ducale alla famiglia Spagnoletti Zeuli.
Per la sua fedeltà a Ferdinando IV ottenne il titolo di città regia. Sotto il governo napoleonico e i regni di Giuseppe Bonaparte e di Gioacchino Murat fu abolito il sistema feudale e soppressi molti conventi, mentre vennero aumentati i diritti elettorali.
Nel 1818 la diocesi si allargava alle città di Canosa, Minervino Murge e Montemilone, mentre la città viveva un periodo di sviluppo demografico e si espandeva al di fuori della cinta muraria.
Durante il Risorgimento vi ebbe sede la carbonara "Società degli Spettri" o "Tomba Centrale" e una sezione della Giovine Italia. Circa 100 uomini di Andria, guidati da Federico Priorelli e da Niccolò Montenegro, parteciparono alla spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi eletto in seguito Deputato del Regno presso il collegio elettorale di Andria. Dopo l'annessione al Regno d'Italia il territorio fu teatro di azioni di brigantaggio: nel 1865 vi fu fucilato il capo-brigante Riccardo Colasuonno ("il Ciucciariello").
L'abolizione del latifondo e la confisca dei beni ecclesiastici diede impulso alla formazione di una borghesia terriera, sviluppando le produzioni agricole specializzate e un fiorente artigianato. Anche la città si accrebbe, vi furono edificate dimore signorili per i ceti emergenti e vi sorsero due piccole banche locali e le sedi di diversi partiti politici. Grazie allo sviluppo economico, Andria non fu particolarmente toccata dal fenomeno dell'emigrazione.
Circa 800 andriesi perirono durante il primo conflitto mondiale, questi furono ricordati nel Monumento ai Caduti all'interno del Parco della Rimembranza inaugurato nel 1930.
Quattro Podestà governarono Andria durante il Fascismo: Pasquale Cafaro, Ernesto Fuzio, l'Onorevole Consalvo Ceci e Marco Ieva.
Durante il regime fascista alcuni terreni (Montegrosso, Trojanelli) vennero suddivisi tra i reduci della prima guerra mondiale. Dopo l'armistizio del 1943 la città subì devastazioni da parte dei tedeschi, fino all'arrivo delle truppe alleate.
Dopo la seconda guerra mondiale , nel marzo del 1946, il rifiuto di una ditta locale di assumere quattro reduci, scoppiò una rivolta contadina, che vide il sequestro di alcuni proprietari terrieri e l'erezione di barricate. Ci furono scontri cruenti con le forze dell'ordine e sembrò che fosse stato trovato un accordo: ma al momento del discorso che doveva tenere il celebre sindacalista Giuseppe Di Vittorio fu sparato un colpo d'arma da fuoco, facendo rinascere i disordini: fu assaltato il palazzo della famiglia Porro, grandi proprietari terrieri della città e vennero linciate due anziane sorelle (Carolina e Luisa Porro). In seguito a tali fatti fu inviato l'esercito che riuscì a sedare la rivolta con una dura repressione. Si manifestò in quel periodo una crisi economica in seguito alla quale diversi abitanti furono costretti ad emigrare. A partire dagli anni cinquanta si ebbe una progressiva ripresa economica, favorita dall'inaugurazione nel 1965 della linea ferroviaria Bari Nord che metteva in comunicazione Bari con i comuni del nord della provincia.
Il centro storico della città è caratterizzato da un suggestivo e fitto dedalo di vie e stretti vicoli traboccanti di monumenti di grande pregio. Fuori dal centro abitato, in cima ad una collina, è collocato Castel del Monte, fatto realizzare nel XIII secolo da Federico II di Svevia, con l'unica trifora rivolta verso la città; il castello, simbolo della città e di tutta la Puglia, fa parte dei patrimoni dell'umanità dichiarati dall'UNESCO ed attrae un notevole flusso turistico. Castel del Monte è raffigurato sulla moneta da 1 cent di Euro.
Da ricordare inoltre:
• Palazzo Comunale. Costruito dopo il ritorno di Federico II dalla sesta Crociata, pare per volere dello stesso imperatore nel 1230, in origine era un convento Francescano. Nel 1813 un decreto di Gioacchino Napoleone Murat, Re delle due Sicilie soppresse tutti i conventi ed il palazzo divenne l’attuale sede del comune di Andria.
• Torre dell'Orologio, costruita all'epoca di Francesco II del Balzo;
• Porta Castello (XI secolo);
• Palazzo Ceci Ginistrelli (XVIII secolo);
• Palazzo Ducale (residenza fortificata rimaneggiata nel XVI secolo);
• Porta S.Andrea o Arco di Federico II (XI secolo);
• Nuova piazza Vittorio Emanuele (già piazza Catuma), rifatta completamente nel 2008, con la fontana contemporanea;
• Museo diocesiano;
• Museo del Confetto "Giovanni Mucci".
Per quanto riguarda luoghi di culto ed edifici religiosi vanno mezionati:
• Cattedrale (XII sec.) e la sua cripta (VII secolo).All'interno sono custodite le reliquie di San Riccardo,la Sacra Spina di Gesù Cristo e le mogli di Federico II, Jolanda di Brienne ed Isabella d'Inghilterra[21]. Il campanile fu eretto su di una vecchia torre longobarda del (VII-VIII secolo)
• Chiesa di San Domenico (XIV secolo) con portale rinascimentale e campanile barocco. All'interno è conservato il busto del duca Francesco II Del Balzo attribuito allo scultore Francesco Laurana (1430-1502);
• Chiesa di Sant'Agostino (XIII secolo): costruita in origine dai Templari, la chiesa passò successivamente ai Benedettini ed infine agli Agostiniani, che la ricostruirono dopo gli assedi del 1350. Il pregevole portale gotico risale al XIV secolo, mentre l'interno è barocco;
• Chiesa di San Nicola (XII secolo);
• Chiesa di San Francesco ed il suo chiostro (XII secolo). Pregevole campanile del 1772;
• Basilica di Santa Maria dei Miracoli (XVI secolo), ove si conserva un'icona bizantina del IX secolo. La Basilica è a tre livelli. Il livello inferiore, il più antico, include un'interessante sala a tre navate con decorazioni tratte dalla Genesi. Il livello medio (Tempietto) ha tre arcate in marmi policromi ed ospita l'icona bizantina sopracitata. Il livello superiore del XVIII secolo fu progettato da Cosimo Fanzago (1591-1678);
• Chiesa di Santa Croce (X secolo);
• Chiesa di Santa Maria di Porta Santa (XIII secolo);
• Chiesa di Santa Maria Vetere (XIII secolo);
• Chiesa della S. Madonna dei Miracoli.
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