La nuova stagione è ormai alle porte, ma in casa Bari il clima è tutt’altro che sereno. Dopo mesi di attese, promesse e cambi di rotta, il club biancorosso si ritrova ancora senza una vera e propria identità tecnica. Il margine per sbagliare è ridotto al minimo. In un campionato come la Serie B, dove chi parte lento spesso resta indietro per tutto l’anno, non c’è più spazio per le giustificazioni. Servono risposte, concrete.
Il Bari arriva da un’annata chiusa tra rimpianti e rammarico. L’estate, che avrebbe dovuto rappresentare un momento di chiarezza, ha invece sollevato nuovi dubbi, complice anche l’addio di elementi chiave come Dorval, Maita e Benali. Le intenzioni non sono mancate, ma la traduzione in scelte concrete è stata finora timida. Sono arrivati Gytkjær, Moncini, Dickmann, Verreth, Pagano, Rao e Kassama, tanti nuovi profili che mescolano sicuramente esperienza e prospettiva. Quello che però continua ancora a mancare è un segnale netto di ambizione, l’innesto capace di alzare l’asticella e dare un volto nuovo a un progetto che ha l’urgente bisogno di voltare pagina.
Il San Nicola merita una squadra capace di accendere l’entusiasmo, non un collettivo spaesato che fatica anche contro avversari alla portata, come successo già nella scorsa stagione. Il Bari non può più recitare il ruolo della comparsa, né accontentarsi del minimo sindacale. È una piazza che vive di ambizione e storia, che guarda alla Serie A non come un sogno proibito, ma come un obiettivo da inseguire con coraggio. Questo è il momento delle scelte, della responsabilità, del coraggio. Servono guide riconoscibili nello spogliatoio, una direzione chiara dalla società e una squadra che lotti con ferocia ogni volta che scende in campo.
La fotografia attuale del Bari racconta una realtà ancora lontana dalla solidità. Siamo ad agosto, a pochi giorni dall’esordio ufficiale, e la squadra continua ad avere i contorni sfocati di un cantiere aperto. L’impressione è quella di un progetto tecnico ancora indefinito, con tasselli da sistemare in corsa e un’identità che sta prendendo forma, ma è ancora lontana dall’essere consolidata. Manca la chimica, mancano i meccanismi, mancano le certezze. E soprattutto manca il tempo: l’urgenza di diventare squadra è già un’emergenza. E se non arriva una struttura chiara, il rischio è quello di partire col piede sbagliato e non rialzarsi più.
Il primo vero banco di prova è ormai imminente, e non sarà una passeggiata. Il Bari si prepara ad affrontare il Milan in Coppa Italia, un avversario di ben altro calibro. Sulla carta il divario è netto, ma questa partita rappresenta più di un semplice risultato: è un’occasione per capire a che punto è davvero la squadra. Non si può arrivare impreparati, senza idee e senza una struttura solida. Caserta ha davanti una missione tutt’altro che semplice: assemblare in tempi stretti un gruppo nuovo di zecca, trasmettere idee chiare, stabilire ruoli e costruire un sistema di gioco efficace. Una sfida che si è rivelata subito più complicata del previsto, ma, a questo punto, inevitabile.
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