Il pareggio di Castellammare non ha mosso nulla. Non la classifica, che resta pericolosamente fragile. Non l’umore di una piazza che da settimane oscilla tra frustrazione e rassegnazione. E soprattutto non ha mosso il Bari, ancora impantanato in una stagione che sembra scorrere senza che nessuno riesca davvero ad afferrarla.

Lo 0-0 contro la Juve Stabia è stato lo specchio di tutto: una squadra che galleggia, che prova a tenere in piedi la baracca senza però trovare mai il coraggio di cambiarle davvero forma. C'è stata ordine, sì, ma pochissima anima. È come se ogni partita diventasse un esercizio di sopravvivenza più che un atto di crescita. E questo, a dicembre, è il vero allarme.

E adesso? Adesso arriva il Pescara. Domani, al San Nicola, si gioca una di quelle gare che valgono più dei punti che portano in classifica. Vale per la testa. Vale per la pancia del pubblico. Vale – soprattutto – per capire se il Bari vuole davvero salvarsi o se intende scivolare lentamente verso un baratro annunciato.

Il paradosso è che dall’altra parte ci sarà proprio la squadra con cui Vivarini aveva iniziato la stagione. Una coincidenza grottesca, quasi simbolica: il Bari affronta il suo passato recente mentre fatica a intravedere il proprio futuro. Da una parte un Pescara che almeno sa cosa vuole essere; dall’altra un Bari che ancora si interroga sul proprio senso, sul proprio gioco, sulla propria identità.

È il momento della verità, per l’allenatore e per i giocatori. Non è più tempo di “serve pazienza”, “servono centimetri”, “servono episodi”. Serve, semplicemente, una risposta. Forte, visibile, convincente. Perché la classifica non aspetta. E neanche la gente. Domani il Bari non può più limitarsi a sopravvivere: deve finalmente dimostrare di voler vivere questa stagione. E di meritare di restare in Serie B.

Sezione: Copertina / Data: Dom 07 dicembre 2025 alle 19:00
Autore: Antonio Testini
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